Riflessioni a margine del campionato di calcio appena concluso
“Perché perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone…” cantava Rita Pavone. A quei tempi era ancora bello e divertente andarla a vedere una partita di pallone. Il campionato di calcio di Serie A che si è concluso è, a mio avviso, uno dei più brutti che la storia calcistica di questo paese ha offerto. Sia ben chiaro che non parlo dell’aspetto sportivo (ma cosa c’è di sportivo?).
Non è sport quando dei tifosi di calcio, sarebbe meglio chiamarli teppisti, decidono che non si deve più giocare una partita, o decidere chi debba indossare la maglia della propria squadra e quando toglierla.
Non è sport quando alcuni dirigenti di squadre commettono atti illeciti per favorire la propria squadra.
Non è sport quando alcuni calciatori, allenatori e dirigenti sono collusi con le mafie e coinvolti nei “giri” di scommesse.
Non è sport quando alcuni calciatori sostituiti aggrediscono i propri allenatori e vanno a toccare gli affetti più cari di questi ultimi. Non è sport quando un allenatore che dovrebbe dare l’esempio aggredisce un proprio calciatore.
Non è sport quando in nome dello spettacolo le TV decidono calendari e in nome dei diritti televisivi si impadroniscono e decidono per tutti.
E’ immorale che gente che si macchia di queste nefandezze guadagni 2 o più milioni di euro all’anno, mentre il resto del paese (escluso i politici) non arriva a fine mese, ed addirittura imprenditori e operai presi dalla disperazione si tolgono la vita.
Questo anno calcistico verrà anche ricordato purtroppo anche per le tragedie che si sono consumate con la morte di Franco Mancini ex portiere del Foggia, e del centrocampista Pier Mario Morosini centrocampista del Livorno.
Ci saluta alla fine di questo campionato un’altra bandiera, un campione di altri tempi, Alex Del Piero che lascia la Juventus per andare a concludere la carriera in altri lidi. Buona fortuna Alex, forse questo calcio malato aveva ancora bisogno di te!
Salvatore Trotta