Una recensione sulla personale dell’artista Giovanni Turi nell’ambito della Settimana della Cultura 2008 promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Pubblichiamo – con grande piacere – una scheda critica scritta in occasione dell’ultima personale di Giovanni Turi ad Ascoli Satriano che descrive con chiarezza e precisione la bellezza della sua arte.
*Segni* sul mistero della Passione: un’esplorazione, fra il dogma, il sacro e la quotidianità, sulla nostra cultura e il nostro modo di fare civiltà…”che ha disertificato ogni possibilità di reperimento di senso della propria vita”. (U. Galimberti).
Questo il tema della personale dedicata dal Polo Museale Monastero di Santa Maria del Popolo di Cerignola-Ascoli Satriano a Giovanni Turi, artista pugliese nato a S. Giovanni Rotondo in provincia di Foggia, nell’ambito della Settimana della Cultura 2008 promossa dal Ministero per i Beni e le attività Culturali.
L’intento dell’installazione è esprimere il cambiamento di come oggi percepiamo gli eventi e gli spazi ad essi dedicati, la parte più appariscente di uno stravolgimento nel sapere e nel fare della cultura e i modi di vivere del mondo contemporaneo, come mai è successo in passato.
Etica, estetica, religione, politica, relazioni sociali e personali non sono più come prima. Il recupero della storia e della memoria non solo delle nostre tradizioni religiose, in contrapposizione dei modelli imposti dai media per il controllo e manipolazione di massa, è all’origine dello stesso recupero e riutilizzo dei materiali trovati dall’autore: legni, metalli, plastiche, teli, suoni e immagini in movimento. Usa gli scarti come metafora della condizione umana, dove anche le relazioni non sfuggono alla logica del consumo.
Strutturata come opera d’invocazione, che guarda al cielo come se volesse dare colore, forma e suono all’invisibile. E rito di lamentazione, per l’utilizzo della croce, un segno sublime bellissimo, ridotto a rappresentare i conformismi più ambigui. Quale Gesu’ conosciamo se la maggior parte di noi cristiani invoca e preferisce Padre Pio.
All’interno del Museo, l’artista ha creato delle sinergie tra i manufatti d’arte e artigianato sacro già in sito e le nuove composizioni, volte ad assorbire da quelle pitture, sculture e oggetti vari dell’antica tradizione, la loro essenza intima per trasformarla e restituirla poi, con la sua immagine del mondo.
Gli accostamenti tra le opere già preesistenti nel contenitore museale e le sue, sono casuali più che logici: così che ognuno potrà costruire una visione propria dell’installazione su un terreno non ancora tracciato e privo di appoggi di sicurezza.