LibriAmo a cura di Renata Grifa
I fatti e le persone di questa storia sono reali.
Fasulla è l’età di mia figlia, il luogo di residenza, altro.
Teresa Ciabatti
Esordisce così uno dei 12 romanzi candidato al Premio Strega 2021 (ricordiamo che l’11 giugno verrà eletta la cinquina dei finalisti).
Una storia vera (?) che lascia il lettore sempre in bilico su ciò che sia finzione e ciò che non lo è.
In bilico, come le vicende e le vite dei personaggi che animano una storia fatta di donne, di amicizie, di cadute e risalite, di molte cadute e di poche risalite.
La storia segue le vicende della protagonista, una scrittrice al tramonto, che decide di raccontarsi in un quasi diario, e a ben vedere lo stile rispecchia esattamente il libero andare dei pensieri, come fosse una prosa jazz, slegata, improvvisata, ma che nell’insieme restituisce il racconto di una donna costretta a fare i conti con i fantasmi di un’adolescenza sofferta che riappare improvvisamente, portandosi dietro tutto ciò che a 17 anni sembrava idilliaco, sembrava bello.
E il bello era Livia, la più amata, la più desiderata, bionda all’inverosimile, perfetta. Da un lato loro, le adolescenti inadeguate e dall’altro lei, la dea della scuola.
Bella fino a quando qualcosa non va come deve andare e Livia scompare.
Scompare per riapparire trent’anni dopo e mettere con le spalle al muro chi da sempre porta con sé fardelli e rimpianti di una gioventù difficile, vissuta nella vita degli altri e mai nella propria.
Il bruco che diventa farfalla. Prendiamo ancora la farfalla come parametro di esistenza felice. Quindici milioni di lire mi hanno impedito di diventare farfalla, un padre morto che ha lasciato un patrimonio esiguo, una madre angosciata per il futuro tanto da vendere il poco che c’era ed investirlo in banca…Quindici milioni di lire sono stati la distanza tra me e l’amore.
Un amore che sembra sempre mancare nella vita altalenante della protagonista, una donna forte nell’età adulta ma al contempo piena di mancanze, perfino nei confronti di sua figlia verso la quale non riesce ad esternare ciò che prova; un’inadeguatezza che si porterà dietro e che la farà sentire al posto giusto solo quando, e comunque suo malgrado, dovrà rivedere Livia.
È questo un racconto che guarda al passato, al coraggio che è mancato, alle difficoltà di scalare i gradini di una vita in cui ci si sente sempre fuori posto.
Un racconto a cuore aperto in cui la protagonista non manca di fare forti ammissioni di colpa, ma con lo stesso coraggio prova a perdonarsi e ad accettare che quella ragazzina è cambiata, che la sofferenza di quegli anni non è mai stata solo sua, che tutti almeno una volta nella vita hanno desiderato che la botola si aprisse per scomparire per sempre ed essere così ricordati da tutti.
Un racconto certamente intenso, una penna forte, dallo stile reale, ma che (parere personale) lontano dallo stile degli ultimi libri vincitori.
Consigliato se ci si vuole immergere in una storia che poteva capitare a tutti.
Sconsigliato se ci si aspetta il libro dell’anno.