Il rispetto non urla: sceglie la parola giusta, non la più forte
Le parole che usiamo sono il nostro biglietto da visita. Non solo per ciò che esprimono, ma per come vengono dette. Toni, pause, punteggiatura: ogni dettaglio racconta chi siamo.
Accade, però, che chi fa dell’arroganza il proprio stile comunicativo non tolleri la gentilezza. Perché la gentilezza autentica – quella che non è debolezza, ma consapevolezza – mette a disagio chi è abituato a imporsi con la voce alta, con l’ultima parola, con la forza.
Chi risponde con calma, con rispetto, ma anche con fermezza, viola spazi e innesca cortocircuiti. E allora nascono il fastidio, il disprezzo, talvolta la rabbia.
Eppure è proprio nella misura delle parole, nella capacità di ascoltare e poi ribattere con equilibrio, che si rivela la forza autentica. Quella che non ha bisogno di urlare per farsi sentire.
Perché chi ha davvero qualcosa da dire, lo dice senza brandire spade.
GP