Origini e tradizioni
La Settima Santa ha inizio con la Domenica delle Palme e si conclude con il Triduo Pasquale, in cui vengono messi in evidenza due atti: la Passione e la Morte e la Resurrezione di Gesù.
Il Giovedì Santo, alla fine della Messa in Coena Domini, vengono allestiti i Sepolcri, termine usato nel Sud Italia per indicare l’Altare della Reposizione. Le specie eucaristiche custodite nella Cappella della Reposizione rimangono tutta la notte a disposizione dei fedeli per l’adorazione. Il Santissimo Sacramento però non è osteso, ma celato all’interno di un apposito contenitore, mentre il tabernacolo, vuoto, rimane aperto, proprio a testimoniare l’assenza fisica di Gesù.
A San Giovanni Rotondo, nella Chiesa di Sant’Orsola, la Confraternita dei Morti, dà inizio all’Ufficio delle Tenebre che termina con il “Terremoto”, una vera e propria simulazione tellurica che inizia allo spegnersi della penultima candela posta sul candelabro triangolare.
Il Venerdì Santo si rivive la Passione di Cristo; le processioni, più o meno simili ovunque sono molto sentite nel Sud Italia e molto suggestive, basti pensare alla processione della Madonna Addolorata e il Cristo morto della vicina San Marco in Lamis. La processione, a cura della Confraternita dei Sette Dolori, è accompagnata da centinaia di Fracchie accese, grandi torce costruite da un tronco spaccato e riempito di rami, sterpi, schegge di legno e frasche, fino a costruire un falò a forma conica. Davanti alla sua statua dell’Addolorata ci sono delle ragazze vestite a lutto con la veletta di pizzo nero e le lanternine accese. E si canta lo Stabat Mater, una sorta di preghiera attribuita a Jacopone da Todi in cui si parla della sofferenza di Maria che perde suo figlio, ma anche della forza della figura materna. La cosa particolare è che viene resa più suggestiva dal fatto che alcune parti vengono cantate solo da donne e altre solo dagli uomini, quasi a voler contrapporre proprio la fragilità e la forza anche nel tono della voce.
A San Giovanni Rotondo, la Confraternita della Morte, partendo dalla Chiesa di San Nicola, porta, in due processioni che effettueranno percorsi differenti, la statua della Madonna dell’Addolorata e quella di Gesù, ad indicare la ricerca di suo figlio da parte di Maria. L’incontro tra madre e figlio è molto suggestivo, tale da far calare un silenzio irreale.
Il Sabato Santo, al tramonto, inizia la Veglia Pasquale, la celebrazione della vittoria sul peccato e sulla morte da parte di Gesù
Pasqua
Il termine Pasqua deriva dalla parola latina “pascha” e dall’ebraico “pesah”, che significa “passaggio”.
Nell’ebraismo s’intende il passaggio dallo stato di schiavitù del popolo d’Isdraele in Egitto a quello di libertà, grazie a Mosè.
Nel Cristianesimo, è il passaggio dalla morte alla vita, la Resurrezione di Cristo. Nei primi tempi del Cristianesimo essa era festeggiata ogni domenica, successivamente la Chiesa decretò, durante il Consiglio di Nicea, che venisse festeggiata in un giorno dell’anno, che non è lo stesso tutti gli anni, ma viene calcolato in base alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera.
Nella tradizione pasquale troviamo tre simboli: la lepre, le uova e la colomba.
La lepre è da sempre il simbolo di Cristo e il suo manto che cambia il colore in inverno e in primavera rappresenta la resurrezione.
L’uovo è il simbolo della vita e della rigenerazione; usato dai Persiani e dai Romani come dono di buon auspicio e di fecondità.
La colomba richiama all’episodio del diluvio universale quando ritorna da Noè con un ramoscello di ulivo, come messaggio di pace: il castigo divino è finito e inizia di una nuova era umana.
Mariavittoria Belvito
Mariapia Carruozzi