{mosimage}di Gianfranco Pazienza
Le cronache del 24 luglio 2007 si chiudono con un bilancio drammatico, da inferno di fuoco e fiamme e, oltre agli incendi, la conta dei morti è terribile, 2 morti sul Gargano, un morto sull’autostrada prima di Candela, un morto sulle strade dissestate dell’Appennino, a Rocchetta S.Antonio, duemila sfollati, turisti da Peschici e Vieste, ospitati nelle strutture alberghiere di San Giovanni Rotondo, salvati dopo ore di bagno-maria nelle acque tropicali di questi giorni. La mano assassina armata da una fiammella ha agito in una giornata di caldo torrido, una condizione climatica determinata dall’anticiclone africano, a dimostrazione che i cambiamenti climatici sono terribilmente severi e veri con temperature atmosferiche comprese tra i 42 e i 47 gradi, mentre le acque della laguna di Lesina si sono attestate sui 32 gradi, un record.
Danni inestimabili, cifre da disastro ambientale ai boschi delle coste del Gargano tra Peschici e Mattinata, centinaia di ettari di straordinaria bellezza di macchia mediterranea andati in fumo, anche sulle dune di Bosco isola a Lesina. Una coltre di fumo avvolge il Gargano nel day-after di un giorno di guerra, con il fumo acre che lo ricorda e un elicottero che sorvola le aree per la macabra conta degli ettari andati in cenere. Ovviamente i danni a tutti gli ecosistemi e agli ospiti animali sono inestimabili, danni arrecati al vero polo di attrazione di questa terra, il suo ambiente, come pure inestimabili sono quelli provocati al sistema turistico del Gargano.
In queste settimane, sull’autostrada e lungo le altre arterie interne gli automobilisti sono stati coinvolti da centinaia di focolai appiccati alle stoppie dei campi di grano mietuti o di sterpaglie a bordo strada, “pulite” con il fuoco, secondo pratiche tribali ancora tollerate, mai punite, anche in presenza di rischi e di pericolo, come quelli dovuti a condizioni climatiche estreme. Senza contare, poi, tutta quell’industria illegale che si alimenta con il fuoco della distruzione del patrimonio boschivo e naturalistico del Paese, che va dall’attività dei “guardia fuoco” all’industria della riforestazione. Mentre un esercito di forze dell’ordine e di volontari e della Protezione civile, si affanna e rischia la vita per domare un inferno voluto dalla insipienza umana, sia perché incapace di arrestare la distruzione delle risorse naturali, sia perché animata da un crudele spregio per la vita
I Parchi nazionali sono le vittime principali di questa industria degli incendi dolosi, in questi giorni il Pollino e, drammaticamente, il Gargano. Proprio su questo aspetto è necessario aprire una severa riflessione su quanto arretrata sia la politica di educazione ambientale e quanto insufficienti siano ancora gli interveti (e forse i mezzi) di prevenzione, tutti compiti che la legge affida proprio agli Enti Parco.
Non ci sono amici o nemici del Parco che possono assistere a tale distruzione senza provare a reagire per difendere un patrimonio comune.
Non può essere la sola straordinaria forza della Protezione civile e del volontariato a mettere le pezze ad una cronica e sistematica aggressione al nostro patrimonio naturale, che si manifesta anche con una scarsa o nulla preoccupazione verso le norme di sicurezza e di prevenzione dei rischi. Vale per la prevenzione del rischio alluvione o per quelle fiamme che affollano le immagini di queste ore, e che troppe volte coinvolgono villaggi turistici, non a caso in questo nostro Paese, cresciuti abusivamente sulle coste. Immagini che i turisti ospiti, loro malgrado protagonisti principali di questa drammatica giornata, infuocata anche dalle polemiche, difficilmente potranno dimenticare.
Il Gargano deve rigenerarsi, non solo per le sue forme di vita naturale dopo che le fiamme saranno passate, anche per il suo sistema di offerta e di accoglienza turistica, ripensandolo radicalmente, secondo principi di sostenibilità e di legalità. Soltanto la nostra cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità saprà richiamare i nostri ospiti; non certo con la scostante intolleranza, l’incuria o la negligenza che si manifesta in maniera così violenta e distruttiva verso lo stupendo e inestimabile patrimonio del nostro promontorio e del suo mare, sapremo spiegare agli ospiti che da ogni parte del mondo viaggiano verso il Parco del Gargano, che possono farlo con garanzie di sicurezza.
La dichiarazione di stato di calamità, proposta dal Presidente della Regione, deve servire soprattutto alla ricostruzione e all’affermazione dei principi di legalità.
Gianfranco Pazienza, Associazione Verdi