Valeria Palumbo dialoga con Rosa Porcu sabato 8 marzo per il centenario della festa delle donne
Una serata tutta al femminile si svolge il prossimo sabato 8 marzo al Pasteus alle ore 17.30 in occasione della festa della donna che quest’anno giunge al suo centesimo appuntamento.
L’associazione culturale "Il presidio del libro" di San Giovanni Rotondo ha invitato Valeria Palumbo, autrice di “Svestite da uomo” edito da Rizzoli, per presentare il suo ultimo libro e per parlare di libertà delle donne.
Valeria Palumbo è giornalista, membro della società italiana delle storiche, attualmente caporedattore de L’Europeo, conduce le video-dirette di Rcs libri e collabora con vari giornali e siti internet. Dirige la rivista letteraria Rottanordovest.com e collabora con diverse testate. Insegna al master di giornalismo dell’ Università Statale di Milano. Laureata in Scienze politiche con una tesi in storia delle donne, ha pubblicato nel 2003 il saggio Prestami il volto (edizioni Selene), sulle compagne di artisti famosi. Nel 2004 è uscito Lo sguardo di Matidia (edizioni Selene) e nel 2005 Le donne di Alessandro Magno (Sonzogno), inedito ritratto del più famoso condottiero della storia raccontato dalle donne che lo hanno amato.
La Palumbo dialoga con Rosa Porcu, docente di filosofia e storia in un istituto scolastico di Manfredonia. Ricercatrice presso il Centro “Ricerca-donna” di Manfredonia è membro fondatore dell’ Associazione “Bianca Lancia”.
” Da Giovanna d’ Arco a Calamity Jane, da Greta Garbo a Cristina di Svezia, da Marlene Dietrich a Bradamante a Caterina la Grande, tutte le donne che si sono fatte passare per uomo per essere se stesse”.
Si avvicina l’ 8 marzo e quest’anno sarà centenario.
Ricorrono infatti nel 2008 i 100 anni dai tragici fatti avvenuti a New York, nell’industria tessile Cotton, dove le operaie scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all’interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale a favore delle donne da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia.
In realtà l’origine della festività è controversa. Un’ altra possibilità è che la sua istituzione risalga al 1910 nel corso della II Conferenza dell’Internazionale Socialista svoltasi a Copenaghen. Sarebbe di Clara Zetkin la proposta di dedicare questo giorno alle donne.
Il movimento operaio e socialista di inizio secolo ha celebrato in date molto diverse giornate dedicate ai diritti delle donne e al suffragio femminile. L’unica data certa è l’8 marzo 1917 quando le operaie di Pietroburgo manifestarono contro la guerra e la penuria di cibo (nell’ambito della rivoluzione di febbraio). Probabilmente per rendere più universale e meno caratterizzato politicamente il significato della ricorrenza, si preferì omettere il richiamo alla Rivoluzione russa ricollegandosi ad un episodio non reale, ma verosimile, della storia del movimento operaio degli Stati Uniti d’America.
In Italia la festa ha un’origine ancora più recente, che può essere datata all’8 marzo del 1945, quando un gruppo di donne appartenenti all’Udi (Unione donne italiane) si riunì a Roma per approvare un ordine del giorno mirato a: "…difendere il pane ai nostri figli, alle nostre famiglie e per difenderci dal freddo e dalla miseria…". Sembrano parole pronunciate nella notte dei tempi, invece sono trascorsi poco più di cinquant’anni.
Del resto la festa vera e propria fu organizzata solo l’anno successivo, dopo che a Londra si erano riunite le rappresentanti di venti nazioni per redigere la "Carta della donna" nella quale si chiedeva, fra l’altro: "…il diritto al lavoro in tutte le industrie, la parità salariale, la possibilità di accedere a posti direttivi e di partecipare alla vita politica nazionale e internazionale".
E fu proprio in quel 1946 – il 2 giugno – che la donna italiana, per la prima volta nella storia, poté partecipare in maniera attiva al governo del Paese, contribuendo con il proprio voto alla nascita della Repubblica. Anche la tradizione di offrire alle festeggiate un rametto di mimosa è tipicamente italiana e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare riallacciandosi al garofano rosso, che viene offerto il primo di maggio e che possiede una simbologia precisa, nacque per ragioni unicamente pratiche: perché quello è l’unico fiore, o perlomeno il più comune (e quindi il meno caro), che sboccia spontaneamente nel periodo invernale.
Comunque sia, l’ 8 marzo fino a qualche decennio fa non era sinonimo solo di mimose ( ora carissime) e cene tra donne ma di rivendicazioni che avrebbero ragion d’ essere anche ai giorni nostri quando potrebbe essere ancora valido lo slogan:
“Vogliamo il pane, ma anche le rose!”. adottato dalle operaie dell’industria tessile di Lawrence, Massachussetts, in sciopero in conseguenza della decisione dell’azienda di ridurre i già magri salari.
Bread and roses, cioè non solo soldi ma anche la dignità e il diritto ad una migliore qualità della vita. Perchè la dignità non si compra con il denaro ma si conquista anche rivendicando condizioni di lavoro migliori, esigendo rispetto e correttezza, assicurandosi la possibilità di un futuro.
Veramente anche ai giorni nostri non tutto è acquisito. Giusto per dare qualche numero: il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso in Europa; nella classifica mondiale della parità siamo all’ 84° posto; la percentuale delle donne elette in Parlamento è il 15% ( nell’Europa dei 15 la media è del 36%) e la presenza femminile in ruoli dirigenziali è al lumicino. E si potrebbe proseguire ancora pensando al doppio lavoro, esterno e di cura in famiglia svolto dalle donne, alle retribuzioni in molti casi inferiori e al fatto che, soprattutto nei nostri territori, la disoccupazione femminile si declina con numeri a due cifre…..
Brani tratti da “ Svestite da uomo” di Valeria Palumbo
L’ incipit
1. Erodoto racconta che gli Sciti le chiamavano Oiorpata,” quelle che uccidono gli uomini”.
Sono le Amazzoni ( “quelle che non hanno seno”) di Omero. Sono, in qualche modo, anche le guerriere, oramai abbastanza conosciute dagli archeologi, dei popoli iranici, sciti, sarmati e saci, che dominarono già dall’ VIII secolo a. C. le steppe euroasiatiche.
2.Di come già Ovidio narrasse di donne che si facevano maschi
E di come l’ espediente letterario ebbe subito successo.
Soprattutto se si trattava di donne in armi.
Alla letteratura piacciono le donne in armi. Sarà che a scrivere i libri sono stati soprattutto gli uomini, ma sembra che il cavaliere armato di tutto punto che toglie l’ elmo e scopre una chioma bionda, sia il massimo della suggestione erotica. Se le Amazzoni di Omero sono inequivocabilmente donne (e questo, forse, riduce un po’ l’ ambiguo piacere di vederle combattere), le eroine dell’ Ariosto e del Tasso giocano invece proprio sul totale fraintendimento. E a noi colpisce che entrambi gli autori siano dalla loro parte, senza riserve e senza residui di misoginia, quando si combattono in duello:
Ella ha ben fama d’ esser forte a pare
Del suo Rinaldo e d’ ogni paladino;
ma, per quanto io ne veggo oggi, mi pare
che val più del fratel, più del cugino.
Scrive l’ Ariosto nel canto 36 dell’ Orlando Furioso a proposito di Bradamante.
Nell’ impossibilità di fare una rassegna completa di tutte le eroine en travesti della storia della letteratura mondiale, ho scelto alcuni esempi di particolare interesse. Ma la caccia resta aperta, lo ammetto: libri mandati giù, anche con una certa fatica da ragazzi, possono riservare insospettate sorprese.
3. Che cosa si nasconde dietro la storia un po’ kitsch
Di una ragazzina in divisa
Nella Francia di Re Sole e di Luigi XVI.
Così come la immaginano i giapponesi.
In breve la storia. Siamo nella Francia della seconda metà del Settecento, tra gli ultimi guizzi della corte di Versailles e la Rivoluzione francese. Lady Oscar si chiama in realtà Oscar Francois De Jarjayes. Suo padre, il conte De Jarjayes, generale delle guardie del re, non ha eredi maschi e decide di educare Lady Oscar come se fosse un maschietto, iniziandola a tutti i segreti della vita militare. Al suo fianco pone un giovane attendente, Andrè Grandier, nipote della governante di famiglia.
Nel 1770, a 14 anni, Lady Oscar diviene capitano delle guardie reali e guardia del corpo della principessa Maria Antonietta, futura regina di Francia e sua più grande amica.
In questa veste la ragazzina si trova a combattere contro tutti i nemici della principessa: nobili complottatori, rivoluzionari, poveri stanchi delle ingiustizie regali, ladri e malfattori. Il vero problema di Lady Oscar è però il suo oscillare tra l’ identità maschile e quella femminile: vestirsi e comportarsi da damina le è proprio impossibile.
Paradossalmente però ( ma non tanto misteriosamente) le dame di corte la invidiano: una donna bellissima che può andarsene in giro, libera, vestita da uomo.
Non è il sogno di tutte le ragazze, intrappolate sotto le parrucche, i busti e le vesti ingombranti? Lady Oscar, fra l’ altro, non ha alcuna tendenza omosessuale ( pur suscitando passioni folli tra le donne) e si innamora del conte von Fersen. Il suo amore non viene però ricambiato: il conte la crede un amico ed è innamorato di Maria Antonietta. Chi invece ama Lady Oscar è l’ attendente, Andrè, l’ unico che scorge, sotto la divisa, la sua delicata e fragile personalità.
Si impone così di restarle al fianco anche quando lei, delusa da Fersen, decide di vivere davvero come un uomo. Andrè tenta allora un goffo approccio che provoca la fuga di lei. Mica facile sfuggire al giovanotto: Lady Oscar si arruola nei soldati della guardia e lui la segue. Andrè ha scoperto nel frattempo anche il fascino della Rivoluzione, tanto da venir accusato da Lady Oscar di essere il fantomatico Cavaliere Nero, una sorta di Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri.
Il giovane riesce però a smascherare il vero Cavaliere Nero e a provare la sua innocenza, ma una ferita all’ occhio durante il duello gli provoca una progressiva cecità. In seguito i due, Andrè e Bernard ( il Cavaliere Nero ), diventano amici e combattono per la libertà della Francia.
Lady Oscar intanto si ammala di tubercolosi: il fantasma della morte imminente converte anche lei agli ideali della Rivoluzione. Alla fine la giovane capisce che il suo vero amore è Andrè, proprio mentre Fersen la salva da una folla inferocita. Apparente lieto fine: Lady Oscar e Andrè si incontrano in un bosco e fanno l’ amore.
Ma poco dopo Andrè muore combattendo per salvare l’ amata. Lady Oscar, invece, viene uccisa in battaglia in 14 luglio 1789, poco prima della presa della Bastiglia.
4. Di come anche la pioniera del femminismo, Mary Wollstonecraft,
dovette farsi passare per uomo pur di farsi ascoltare.
La Wollstonecraft è considerata il modello della “ unsex’d female”, della donna che sfida il monopolio maschile della pubblicistica e della saggistica e, per questo, in qualche modo perde la sua identità femminile.
I suoi saggi, dei quali il più celebre è Vindication of the Rights of Woman, hanno insistito sul diritto per le ragazze di accedere alla stessa educazione degli uomini, hanno denunciato l’ ingiustizia della condizione femminile.
E hanno inevitabilmente suscitato un vespaio. Per quanto coraggiosa, la Wollstonecraft dovette fare i conti con i feroci pregiudizi della sua epoca: per questo, per ottenere maggiore ascolto, nel 1789 firmò con lo pseudonimo di Mr Cresswick, maestro di dizione, il saggio “ The female Reader” ( la lettrice donna), in’ antologia di brani di prosa e versi, “selezionati dai migliori scrittori”.
Insieme con passi dalla Bibbia e da Shakespeare, vi inserì una Conversazione sulla verità, tratta dalle sue Original Stories, e una condanna della vanità della moda, firmata M. Wollstonecraft. Con lo pseudonimo maschile Cresswick, Mary scrisse la prefazione dell’ antologia, redigendo un saggio sull’ educazione femminile che invitava a sviluppare nelle ragazze ragione e virtù:
“ Il miglioramento della mente e del cuore di ogni giovane donna è il vero affare di tutta la sua vita” sosteneva.
Informazioni: presidiosgr@libero.it – Cellulare: 3351547420