LibriAmo, a cura di Renata Grifa
Allora, la riconobbi.
Era cambiata molto, naturalmente, soprattutto nel modo di parlare,
ma da lei continuava a promanare quella malizia che ricordavo assai bene,
un che di insolente,
spontaneo e provocatorio, che trapelava dalla sua posa di sfida
[…] e uno sguardo irridente che lasciava l’interlocutore nel dubbio
che stesse parlando sul serio o scherzando.
Avventure della ragazza cattiva altrimenti detto “come è piccolo il mondo”.
Una donna pronta a materializzarsi ai quattro angoli della terra non appena l’uomo che la venera sembri voltare pagina e andare avanti senza di lei, come una sorta di maledizione: quando incontri la niña mala (e nessuna traduzione renderà mai il vero significato delle due parole in spagnolo) sembra non ci sia via di fuga.
È amore? È ossessione? Certamente un rapporto malato quello che il giovane Ricardito instaura con i mille volti della ragazza cattiva, oggetto di una passione smodata che porta all’annullamento di sé stessi.
Chi è la niña mala? Chi è questa misteriosa donna che sembra far impazzire chiunque abbia la sfortuna di innamorarsi di lei?
Conosciuta in adolescenza tra i quartieri di Miraflores, il giovane Ricardo si innamora perdutamente della misteriosa peruanita, dando inizio ad una storia lunga trent’anni, fatta d’amore non corrisposto, di inseguimenti, di ritorni, di passione e di inganni.
Lui, pronto a rinunciare a tutto per una donna di cui non conosce nemmeno la vera identità (per gran parte del racconto è semplicemente la niña mala, o la cilenita, o la peruanita, o la donna con il cognome di tutti gli uomini che sposerà) e lei ragazza da un passato misterioso la cui unica ambizione sembra sia il riscatto da una vita di povertà, a qualsiasi costo.
Una storia che attraversa tre decenni di vita dove ad un devoto niño bueno si contrappone la figura di una donna che porta con se ogni volta una storia differente, ogni volta un mistero che non può svelare.
Certamente una trama intrigante, ma ciò che rende questo racconto interessante è soprattutto lo scenario mutevole in cui i personaggi si muovono, le strade di Parigi, il grigiore di Londra o i quartieri a luci rosse di Tokyo rendono il lettore presenza viva dell’intera storia e questo solo grazie a quel realismo stilistico tipico della scrittura sudamericana.
Non credo sia il miglior libro di Vargas Llosa, non convincono le coincidenze (un po’ forzate) in cui i protagonisti si ritrovano dopo anni o le situazioni messe in atto per far sì che i due protagonisti non si perdano di vista, manca quell’alone di magia che fa rincontrare le persone “nonostante tutto”.