Lunedì 18 gennaio incontro a Palazzo San Domenico
A quasi quaranta mesi dalla manifestazione del 6 ottobre 2012, la rete ‘No Triv’ torna a riunirsi a Manfredonia presso l’aula consiliare di Palazzo San Domenico, per ribadire il no alle trivellazioni ed all’uso di tecniche invasive di ricerca del petrolio nel mare Adriatico, a 12 miglia dalle isole Tremiti. Lunedì 18 gennaio, a partire dalle 10, si discuterà del permesso di ricerca concesso dal Ministero dello Sviluppo Economico il 22 dicembre scorso alla Petroceltic Italia.
A nulla sono valse le rassicurazioni del ministro Guidi e del sottosegretario Scalfarotto, come a dire, sottolinea Riccardi, “che la Petroceltic effettua ricerche, ovviamente impiega risorse economiche per farle, trova del petrolio, saluta, ringrazia e se ne va. Mah!”. Dalla partecipazione alle manifestazioni svoltesi anche a Manfredonia per protestare contro il decreto col quale il Ministero dell’Ambiente aveva autorizzato la ricerca di idrocarburi a tredici miglia dalle isole Tremiti, fino al ricorso presentato dalla Giunta comunale al TAR che, nell’ottobre 2012, aveva annullato il decreto summenzionato, il sindaco di Manfredonia continua a difendere le Tremiti, anche per via di quella leggende secondo la quale si narra che sia il centro sipontino che l’arcipelago furono fondati da Diomede, l’eroe troiano che sulle sponde dell’Adriatico trovò fama e rispetto dopo lunghe peregrinazioni.
Tra gli invitati ci sono il presidente della Regione Puglia, il presidente della Provincia di Foggia, il presidente del Parco Nazionale del Gargano, i sindaci di Cagnano Varano, Carpino, Chieuti, Foggia, Ischitella, Lesina, Lucera, Margherita di Savoia, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rodi Garganico, San Nicandro Garganico, Tremiti, Vico del Gargano, Vieste e Zapponeta.
L’area interessata dalla ricerca di petrolio offshore è di 373 chilometri quadrati, per i quali la compagnia petrolifera corrisponderà 1.900 euro all’anno, equivalenti a poco più di 5 euro per km quadrato. “Ridicola, quasi surreale, la cifra fissata. Ad ogni buon conto, sia chiaro che non c’è prezzo per il nostro mare. Resto convinto che il vero ‘oro’ è quello verde della biodiversità e quello blu del mare, preziosa risorsa ittica e turistica da proteggere a tutti i costi”.
Dubbi sono stati espressi anche sull’air gun, la tecnica che utilizza un sistema di tubi per espellere sotto la superficie del mare un getto di aria compressa. Le bolle d’aria, quando implodono, generano impulsi sonori ad alta intensità e bassissima frequenza che, propagandosi attraverso l’acqua, arrivano a colpire il fondale marino. Le onde sonore, riflesse e poi rilevate da un sistema di ricezione, permettono di ricostruire un’immagine della struttura del fondale, svelando anche la presenza di sacche di gas naturale e petrolio.
Tecnica che da tempo è al centro di controversie per i possibili danni che, secondo alcuni studi, è in grado di arrecare alla fauna marina, in particolare per quei mammiferi, come i cetacei, che sfruttano i suoni a bassa frequenza per la comunicazione, l’orientamento e l’individuazione delle prede. “E’ preciso dovere delle istituzioni, ma non solo, difendere l’ecosistema e resto dell’avviso che ognuno debba svolgere la sua parte, in maniera pacifica ma, al tempo stesso, determinata. Decisioni così rilevanti per il benessere delle comunità non possono cascare dall’alto ed essere assunte senza la minima considerazione del volere delle popolazioni interessate. Volere che è stato già espresso e in più riprese: la nostra ricchezza non è il petrolio, ammesso che ve ne sia, ma il mare. Non faremo mai cambio con una sostanza limitata nel tempo, che inquina e che invece della vita porta la morte. Non possiamo permetterci di compromettere un tesoro che migliaia di anni hanno plasmato per noi e che vogliamo tramandare, intatto di bellezza, ai nostri figli”.
“Esprimiamo la nostra piena solidarietà alla mobilitazione delle comunità locali delle Isole Tremiti contro l’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico alle ricerche petrolifere off shore”.
La dichiarazione, a firma congiunta, è di Stefano Pecorella (Presidente del Parco nazionale del Gargano), Giampiero Sammuri (Presidente nazionale di Federparchi) ed Enzo Lavarra (Presidente di Federparchi Puglia).
“Per l’ampiezza dell’area interessata dal decreto – continuano – per la distanza di pochi Km dai Sic marini (siti di interesse comunitario) e dall’Area Marina Protetta, l’esecuzione di indagini geofisiche avrebbe effetti gravemente impattanti sull’ecosistema marino e costiero, e comprometterebbe quel progetto di sviluppo sostenibile che è in corso con la valorizzazione delle vocazioni storiche legate alle attività di pesca e all’offerta di turismo naturalistico. Per questo, nel richiamare l’annullamento ad opera del Tar Lazio dei decreti autorizzativi precedenti delle ricerche petrolifere, aderiamo con piena convinzione alla manifestazione di Manfredonia di lunedì 18 gennaio”.
fonte: foggiatoday.it e comunicato Parco del Gargano