LibriAmo a cura di Renata Grifa
Esitò un momento, poi suonò il campanello.
“Chi è?” rispose una voce maschile.
Non lo aveva svegliato.
“Sono Vince, mi perdoni”
Aprì con un gran sorriso.
“Che fine hai fatto ragazzo mio? Ero in pensiero”.
“Ho avuto qualche problema”.
Fabio Stassi
Vince Corso è tornato.
Da autentico protagonista.
In Ogni coincidenza ha un anima lo avevamo lasciato nella veste di detective letterario alle prese con la risoluzione di un mistero che tutto aveva a che fare con le pagine di un libro, lo ritroviamo questa volta ne Uccido chi voglio in una veste diversa, forte, ma allo stesso tempo più malinconica e cupa.
Una storia che inizia dalla fine e si avventura in un inedito countdown fatto di lettere e non di numeri, perché è proprio lì che risiede la maestria di Fabio Stassi, nel saper maneggiare le parole in modo così accurato e abile da far si che un giallo non sia più tale, che una citazione rimandi subito ad un’altra e che la storia di Vince Corso ci scorra tra le mani ad una velocità tale che “uao ma come se l’è inventata una storia cosi?”.
Ma facciamo un piccolo passo indietro.
Per chi non lo conoscesse Vince Corso è il protagonista di questa e di altre storie che, vittima della precarietà, si è inventato il mestiere biblioterapeuta, ovvero consigliare libri per curare il malessere dell’anima. Un malessere che forse grava sulla sua vita prima che su quella dei suoi “clienti”, un mal di vivere che esplode in questo capitolo come fosse figlio di una mancanza che nulla al mondo può ancora colmare Ma la natura dell’ombra ha questa qualità: finché non si sa cosa nasconde, può contenere tutto.
La sua professione lo porterà ancora una volta, suo malgrado, ad improvvisarsi investigatore per risolvere un enigma che metterà a rischio molto più di una collezione di libri vintage e dischi d’epoca.
Quasi come se venisse proiettato in una dimensione onirica e allucinata Vince sarà protagonista di una serie di macabri eventi e coincidenze che lo renderanno testimone? vittima? colpevole? di una situazione in cui il mondo pare capovolgersi e come per colpa di un incantesimo chi dalla lettura ha avuto tanto si ritrova analfabeta davanti gli eventi reali che sconvolgono la propria vita.
Una storia che ha il sapore di un noir senza mai abbandonare quei riferimenti letterari (e ve ne sono tanti, e sono bellissimi) che fanno di questo libro, e quindi dell’autore, un libro davvero di altissimo livello letterario, apice raggiunto, a mio avviso, nel momento in cui il mistero a cui va incontro Vince si svela e la Letteratura la fa totalmente da padrone.
Anche le sue parole si erano fatte di cera.
“Cosa voleva dimostrare?”.
“Che il vero protagonista di ogni romanzo è il lettore”.
“È così dal Don Chisciotte in poi”.
“Anche da prima, se è per questo, ma se porta alle estreme conseguenze che la lettura è una forma dell’esperienza, le apparirà evidente che ogni lettore è anche l’esecutore materiale di tutto quello che legge, di ogni singola violenza inferta o subita, e anche di ogni omicidio. È questo il suo desiderio più istintivo: usurpare il posto di chi scrive”.
A presto Vince Corso!