“Amm fatt rid pur li scigne!!!”
E’solo l’ultimo dei commenti ascoltato al termine di queste tre settimane di “non governo” conseguente alla ennesima crisi dell’Amministrazione Mangiacotti. Un commento che credo non abbia bisogno di ulteriori spiegazioni né traduzioni, evidente ne è il significato che esprime.
A sentirlo dire poi da simpatizzanti e militanti del centro-sinistra è un segnale che ancor più fa capire quanta delusione alberga nei sangiovannesi, oggi uniche vittime della ingovernabilità e dei giochi di potere di una classe politica che la città non merita.
E’ ovvio che ciascuna parte politica è portata ad esternare solo le proprie ragioni, le motivazioni “coniate” ad arte per giustificare in un modo o nell’altro i propri veti o le proprie ostinazioni, nessuno, però, si è messo in discussione; nessuno che abbia ammesso che la crisi ultima, più che legata alla richiesta degli aderenti allo SDI, autosospesisi dal partito, di “far fuori” il vicesindaco Matteo Cappucci, aveva le sue radici ben più lontane, forse nei labili e sottili equilibri dei due partiti nelle cui mani è il timone di una barca alla deriva qual è la città di San Giovanni Rotondo.
Pensare che tre settimane fa, in quella che ora appare solo una farsa, tanti cittadini avevano creduto alle parole dapprima del consigliere comunale Carmela Ciuffreda e poi di Michelantonio Fania, di fiducia e di apertura di una nuova fase politico-amministrativa da attuare, conseguentemente all’azzeramento dell’allora “Giunta”, con nuovi uomini, nuove idee e nuove modalità e coinvolgimenti dei partiti e dei gruppi consiliari.
Un’azione che non doveva essere interpretata come semplice atto giustificativo di “epurazione” dall’esecutivo del vicesindaco Matteo Cappucci. Non a caso, a poche ore dalla chiusura di quel consiglio comunale dal finale all’insegna dell’ottimismo e del “vogliamoci bene” ho scritto, dopo tutte quelle parole di impegno rivolte verso una rinnovata programmazione politica ed amministrativa, che sarebbe stata “una avvilente e macchinosa iniziativa” poco seria se il tutto alla fine si andava a risolvere solo con la rimozione di Matteo Cappucci. Oggi, i fatti, i “manifesti”, le dichiarazioni ufficiali e non, le indiscrezioni dicono che le cose stanno andando proprio in quella direzione.
La Margherita che esce con un comunicato ufficiale in cui dice che i suoi “assessori non sono negoziabili” indicando tre “fiacche” motivazioni a giustificazione dell’aver sottoscritto l’azzeramento; la più inconsistente quella di aver voluto “agevolare il processo di rientro di Rifondazione Comunista e Verdi nella maggioranza di governo”. Proposito, questo, molto fragile, non perseguibile e nei fatti incompatibile con la condizione di non negoziabilità dei suoi assessori se si considera che dal luglio 2006 Rifondazione Comunista ha posto la sua condizione di “azzeramento totale” della giunta e riproposizione di nuovi uomini, per poter valutare un rientro in maggioranza. Ciò che ha “urtato” i sangiovannesi delle condizioni poste dalla Margherita è stato l’aver letto ed interpretato tra le righe del comunicato diffuso in città che: “al di là del problema Cappucci, se qualcosa non sta andando nell’amministrazione della città non è colpa nostra”. Il non mettersi in discussione, per un partito che ha rappresentato il 50% della giunta con i suoi tre assessori su sei, non è serio né rispettoso verso la città.
Per quanto riguarda i Democratici di Sinistra, come sempre, non è una novità che nulla sia uscito fuori, in via ufficiale, fino ad ora sulle intenzioni e su come risolvere la crisi. Questo in via ufficiale, ma è chiaro e noto a tutti quanto in casa DS lo scontro sia forte sui nomi che dovrebbero comporre la nuova Giunta; sia Giuseppe Siena che Antonio Urbano, anche in funzione della “posizione blindata” della Margherita, a questo punto si sentono giustamente legittimati a non essere sostituiti.
In ultimo, da rilevare la posizione degli esponenti sospesisi dallo SDI, Antonio Fania, Pio Lalla e Massimo Chiumento. Nelle ultime ore – hanno dichiarato – sono venuti a conoscenza di strane intenzioni ed iniziative, poco importa se del solo sindaco Mangiacotti o concordate con il suo partito o addirittura con la Margherita stessa, tendenti a far ricadere esclusivamente su di loro ogni responsabilità su una eventuale caduta dell’amministrazione. A questo gioco – hanno ribadito – non ci stanno; l’unica loro condizione per rimanere in maggioranza era “la revoca dell’assessore nonché vicesindaco Matteo Cappucci”. L’azzeramento, l’incomunicabilità e tutto quanto poco chiaro è accaduto in queste settimane ha ovviamente altre paternità e responsabilità.
Indiscrezioni riferiscono quanto, nonostante e purtroppo come città “abbiamo fatto ridere pure le scimmie”, il nostro sindaco sia ottimista; io e tanti altri cittadini, che si auspicano lo sviluppo della città, un po’ meno… ma questo non conta ne è importante perché, a differenza di ciò che possono auspicarsi e fare dei semplici cittadini, la “politica” può fare anche miracoli, soprattutto se si “spalma”, si “condivide”, si “unge”…
g.p.