Il reportage dal Nicaragua del collega Gennaro Tedesco
Riceviamo e pubblichiamo l’articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 15 marzo sul quotidiano “Il Manifesto”, scritto dal nostro collega Gennaro Tedesco e relativo al suo reportage sul Festival Internazionale della Poesia, tenutosi in Nicaragua. A Gennaro i complimenti per il lavoro svolto da tutta la redazione di SanGiovanniRotondoNET.it .
Il Festival internazionale di poesia che da nove anni si svolge nella bella città di Granada, in Nicaragua, è un evento che si comprende a fondo solo se si condivide questa esperienza con i Nicaraguesi e con i poeti che da tutto il mondo giungono per amore della poesia. L’edizione del 2013 si è svolta dal 17 al 23 febbraio ed è stata dedicata al sacerdote, poeta e politico Ernesto Cardenal che ha partecipato a tutti i momenti più importanti del festival nonostante i circa novanta anni. Il poeta viene celebrato nei momenti ufficiali ma è impressionante come viene salutato e osannato da tutti con richieste di foto e autografi. In Italia, e forse in Europa, sono impensabili situazioni di questo tipo, sono attestati di stima che si riservano solo alle pop star e ai calciatori. Ma è la poesia e la passione politica tipica dell’America Latina che rende tutto ciò possibile, unico. L’apertura ufficiale del festival è affidata alla scrittrice e poetessa Gioconda Belli, autrice di pubblicazioni tradotte anche in Italiano. «Si tratta di un festival dove si festeggia la libertà della parola – dice nel suo intervento la Belli – siamo in questa piazza per lanciare anche alcuni messaggi al resto del mondo, in primo luogo chiediamo che cessi la violenza sulle donne e questo è problema di tutto il mondo, non solo di quello che viene definito terzo mondo». La scrittrice ha partecipato attivamente alla lotta del Fronte Sandinista contro la dittatura di Somoza, oggi è attiva politicamente anche se ha preso le distanze dal Fronte Sandinista e dal governo demagogico di Ortega. Si definisce femminista perché «c’è un modo di fare le cose al femminile e sono contraria a quel femminismo rigido che vuole che le donne si separino dagli uomini». Lo stesso Ernesto Cardenal non è ben visto dal nuovo governo di Daniel Ortega, per quanto sia stato ministro della cultura del primo governo sandinista, sfidando l’esplicito divieto della chiesa cattolica (è ancora vivo il ricordo quando nel 1983, Giovanni Paolo II, in visita pastorale in Nicaragua, scendendo dalle scalette dell’aereo, salutò il governo ma umiliò pubblicamente, di fronte alla telecamere, Ernesto Cardenal: «Lei deve regolarizzare la sua posizione», ripeté due volte a Cardenal che, genuflesso, provava a baciargli l’anello). In realtà, Cardenal sostiene che aveva già ottenuto l’autorizzazione dal vescovo locale a svolgere la funzione di ministro. Ciò che Giovanni Paolo II non poteva accettare era che la rivoluzione sandinista fosse appoggiata apertamente da buona parte della popolazione cristiana, come provava uno striscione che accolse il papa all’aeroporto di Managua: «Nicaragua libero grazie alla rivoluzione e a Dio!» Oggi Ernesto Cardenal è lontano dal Sandinismo, anzi dal “Danielismo”, come viene definito l’attuale governo guidato da Ortega. Pare che, quando gli organizzatori del festival hanno deciso di omaggiare Cardenal, il governo abbia dimezzato i finanziamenti; ma c’è chi sostiene che in realtà Ortega abbia voluto penalizzare gli organizzatori perché non hanno invitato al festival la poetessa Rosaria Murillo, sua moglie e, per molti, il vero ‘presidente’ del Nicaragua.
Al festival non ci sono vincitori, non ci sono premi: i poeti leggono nelle piazze, nei teatri, nelle scuole, nelle caserme, ovunque, davanti a una folla interessata e partecipe. Sotto i portici e all’ombra, vi è sempre un microfono aperto dove tutti possono leggere i loro versi. Plaza de la Independencia, cuore di Granada, è affollata ogni sera ed è impressionante l’attenzione e il silenzio durante le letture dei poeti. I poeti invitati vengono dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Messico, da Cuba (tra cui la poetessa anticastrista Alessandra Molina), da Haiti, dalla Repubblica Domenicana, dal Guatemala, dal Salvador, dal Costa Rica, da Porto Rico, dall’Argentina, dall’Uruguay, dal Brasile (con il famoso poeta Thiago De Mello), dalla Bolivia, dal Cile (con la emozionante partecipazione di Raùl Zurita), dal Perù, dalla Nuova Zelanda, da Taiwan, dalle Filippine, dal Bangladesh, da vari paesi dell’Africa, e poi dalla vecchia Europa (Spagna, Francia, Germania, Estonia, Romania, Belgio, Olanda, Croazia, Slovenia, Grecia, Regno Unito, Danimarca, Islanda, Svezia, Russia, e dall’Italia, rappresentata dal poeta Salvatore Ritrovato). Nutritissima la squadra dei poeti del Nicaragua. Mattina e pomeriggio dedicati a presentazioni di libri, dibattiti, seminari. Verso il tardo pomeriggio cominciano le letture di poesie, che durano all’incirca due ore, cui segue un concerto musicale in cui si esibiscono cantautori molto bravi e, a giudicare dall’entusiasmo, famosissimi in tutto l’area latino-americana.
Nel festival c’è spazio anche per un pomeriggio carnevalesco. Una sfilata di carri allegorici e di gruppi di ballo segue un carro adibito a pulpito dove i poeti salgono per leggere i loro componimenti. Suggestivo il carro da morto trainato da quattro cavalli bianchi che simboleggia il funerale all’Ignoranza. Lo slogan è: “Viva la poesia, viva la libertà, viva l’amore, questa è Granada!”
«E’ impressionante come la passione e l’amore per la poesia sia così importante, centrale, in questo paese – ci racconta il poeta Ritrovato – abbiamo recitato le nostre poesie anche nelle scuole dove gli alunni, festosi e attentissimi, ci hanno accolti in modo emozionante. La poesia in America Latina non è materia universitaria o da salotti letterari, qui tutto si fonde: passione, poesia, politica». Cerca di distinguere la poesia dalla politica Blanca Castelliòn, vice presidente del festival: «Si tratta di un tributo alla poesia, non facciamo politica. Stiamo cercando di far crescere ulteriormente il nostro festival, abbiamo contatti con tutto il mondo, e dal vostro paese ci aspettiamo molto. In Italia stiamo chiedendo da tempo che si faccia ambasciatrice del festival la poetessa Zingonia Zingone I temi che vengono trattati, come la condizione della donna o il riscaldamento climatico, sono fatti etici e non politici. Anche rispetto al nostro governo noi chiediamo maggiore sostegno, non ci interessa fare opposizione». (Zingone è una poetessa cresciuta tra l’Italia e l’America Latina, ha iniziato a pubblicare dopo l’esperienza lavorativa in Nicaragua dove ha trascorso cinque anni in aziende agricole.) Da alcuni anni, vi è grande attenzione alla poesia latino-americana e quindi a quella del Nicaragua. Roberto Pasquali ha curato il libro “Poesia Nica” (Campanotto editore, 2008) e il poeta Emilio Coco ha tradotto su riviste e in volume molti poeti dell’area ispano-americana (da ultimo, insieme con il poeta Loretto Rafanelli, ha curato una significativa scelta per il numero di dicembre della rivista “Poesia”).
Tutto il festival si mantiene in piedi su un filo molto sottile, è facile scivolare in una ingenua spettacolarizzazione, che penalizza la lettura dei testi più intimi e raccolti. A volte si ha la sensazione che la selezione avvenga dei poeti invitati non avvenga tanto sulla base della qualità della loro poesia, piuttosto sulla quantità delle nazioni; altre volte si ha la sensazione che vi sia dietro un progetto turistico. Ad ogni modo l’evento non sarebbe possibile se non ci fosse un evidente amore per la poesia e questo non è poco.
Gennaro Tedesco