di Salvatore Trotta
La Domenica pomeriggio di solito la dedico allo sport, partite in tv ed alla radio, ma oggi vincendo la mia pigrizia prendo la mia macchina e faccio un giro per la nostra bella città, inizio ad intravedere quell’aria natalizia ormai alle porte, tante persone incappucciate che vanno a messa, normali scene di un paese di montagna qual è San Giovanni…, il mio giro continua, e decido di scendere nella zona sud del paese verso Piazza Madre Teresa di Calcutta; vedo lì giovani sangiovannesi nelle macchine ad ascoltare musica, e nella penombra su una panchina alcuni migranti che alloggiano nel vicino Hotel.
Decido di avvicinarmi lanciando loro un “hello!!!”; mi rispondono dandomi la mano e bisbigliandomi “freddo, freddo” mentre io penso che ancora non hanno visto il tipico clima sangiovannese! Con alcuni di loro decido di intraprendere un dialogo e mi dicono che fuggono da situazioni di guerra e miseria, e che hanno un chiodo fisso quello delle famiglie lasciate laggiù; un diciannovenne agile come una gazzella mi dice che San Giovanni gli è già entrata nel cuore e, con un italiano stentato, mi dice: “qui tutti salutare, bello!”.
Mi viene l’idea di recarmi con alcuni di loro in un bar per prendere un caffè. Noto che si gustano il caffè come un bambino potrebbe fare con lo zucchero filato, nel bar continuiamo a parlare del lavoro che facevano laggiù; il diciannovenne mi dice che lavorava nell’edilizia, mentre un altro mi racconta che faceva il ballerino, e con Damiano, il proprietario del bar, instaura subito “un’intesa” nel nome del ballo perché anche a Damiano piace ballare.
Quando ci salutiamo dentro di me nasce una riflessione: che a uomini di tutto il mondo forse piace ballare, forse piace anche bere il caffè, e che sicuramente non siamo fatti per la guerra, ed abbiamo il desiderio comune di respirare un’aria, solo quella che sa di libertà.