Nel mondo, ogni anno, il 50% del cibo viene buttato. In Italia rappresenta il 3% del PIL e con quel cibo ci si potrebbe sfamare 600.000 persone con tre pasti al giorno
Lo spreco è un fallimento del mercato e della politica, così come una questione di educazione e sensibilizzazione. La prima causa della spreco alimentare è la distanza tra pruduttore e consumatore; bisogna incentivare le produzioni a km 0, in quanto, oltre a ridurre le immissioni di gas ad effetto serra, abbattono i costi del prodotto perchè, in tale processo, spariscono molte figure intermediarie.
Lo spreco alimentare domestico pare riconducibile a fattori come la scarsa conoscenza di tecniche di conservazione del cibo, l’errata interpretazione dell’etichettatura degli alimenti, la conoscenza limitata di strategie per consumare in modo più efficiente e ridurre gli sprechi, l’errata pianificazione degli acquisti, lo scarso peso attribuito al valore economico di alcuni cibi (quindi più facilmente esposti allo spreco), la scarsa consapevolezza sulla reale entità degli sprechi di cibo che un individuo produce.
Il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, in collaborazione con la Commissione Europea (DG JCR, Istituto per la Tutela della Salute dei Consumatori), il Karlsruhe Institut für Technologie e Last Minute Market, nell’ambito delle iniziative del programma europeo “Un anno contro lo spreco”, hanno predisposto una prima indagine socio-economica basata su un questionario online che viene lanciato, e resterà online per un mese.
In particolare, per avere una stima di quanto cibo viene gettato via, di quali sono i motivi che portano allo spreco e quali le potenziali soluzioni per prevenirlo e diminuirlo, i partner di ricerca hanno redatto un questionario, accessibile e compilabile online per l’Italia su https://www.surveymonkey.com/s/sprecoalimentareIT con gli obiettivi specifici di:
• indagare atteggiamenti e comportamenti personali in relazione al cibo che viene sprecato o gettato via;
• comprendere meglio le cause dello spreco alimentare;
• investigare le possibili soluzioni tecnologiche, di pianificazione, di logistica per prevenirlo e ridurlo
• accrescere la consapevolezza sullo spreco alimentare e i suoi impatti ambientali e socio-economici;
• calcolare l’impatto ambientale della quantità di cibo sprecato, elaborando stime basate sul campione di intervistati (nello specifico CO2 generata e acqua virtuale sprecata);
• calcolare l’impatto economico dello spreco alimentare a livello di budget personale/famigliare.
Il questionario consta di 44 domande ed è diviso in 5 sezioni:
1. Tu e il tuo nucleo famigliare (per raccogliere informazioni su età, livello di istruzione, occupazione, composizione del nucleo famigliare).
2. Abitudini e attitudini nel fare la spesa (chi fa la spesa in famiglia, modalità di spesa, frequenza dello shopping, denaro speso alla settimana in prodotti alimentari, ecc.).
3. Abitudini e attitudini alimentari (frequenza dei pasti fuori casa, modalità di preparazione dei cibi a casa, dimensioni delle porzioni, ecc..).
4. Spreco alimentare (stima di quanto cibo finisce nella pattumiera, stima degli alimenti maggiormente sprecati, consapevolezza dell’impatto ambientale ed economico dello spreco alimentare, cause a livello domestico dello spreco).
5. Azioni di prevenzione verso lo spreco alimentare (disponibilità dei consumatori a pagare in base allo spreco alimentare che generano, azioni che potrebbero ridurre lo spreco domestico, comportamenti sociali, di quali informazioni i consumatori avrebbero maggiormente bisogno per ridurre lo spreco, ruolo delle tecnologie intelligenti nella prevenzione dello spreco).
Il questionario è anonimo e servono circa 20 minuti per compilarlo online.
Non verranno raccolti dati di identificazione personale.