LibriAmo, a cura di Renata Grifa
“Fino a quel momento, a parte i suoi docenti, quasi nessuno conosceva il suo nome.
Ora, invece, qualcosa stava cambiando,
grazie allo sport aveva fatto amicizia con Francesco
e considerava quel parco un tempio magico dove esprimersi senza timori,
semplicemente correndo”.
Marco è un adolescente, timido, impacciato, che si anima solamente davanti al suo pc, nello schermo di quel computer nasconde tutto il suo dolore, tutto ciò che gli altri non possono capire.
Ma la vita non si vive davanti ad uno schermo, e questo sua madre Carla lo sa bene. È lei che lo spingerà letteralmente a lasciare quella realtà virtuale e a scendere in strada, tra ragazzini come lui che combattono le stesse paure e per gli stessi sogni.
Marco conoscerà così Martina, Chiara, Francesco e Roberto, che più di tutti lo avvicinerà a quella che diventerà la sua passione, la corsa. “È stato bello” , rispose con entusiasmo Marco, “faticoso ma piacevole, soprattutto dopo il traguardo”. “Allora dovresti provare ad allenarti seriamente” continuò Roberto, “la corsa è un mondo tutto da scoprire e penso proprio che farebbe al caso tuo. Vorresti farlo? Ti potrei allenare”.
Correre diventerà per Marco sfogo, salvezza e distrazione, un’ancora a cui aggrapparsi quando tutto è buio, correre sarà per il protagonista metafora di una vita che dà tanto nella vittoria e sa prendersi tutto nella sconfitta.
Definito dall’autore stesso romanzo di formazione, vediamo attraverso il racconto il protagonista crescere tra le pagine, maturare e scontrarsi con la vita, con il dolore, con il lato oscuro che spesso lo sport porta con sé quando non è più la passione ad animarlo, ma la fame di vittoria a tutti costi.
Ermanno Tamburrano, alla sua prima esperienza editoriale, nel raccontarci la storia di Marco affida ai protagonisti parole troppo passionali da sembrare impossibile siano pronunciate da ragazzini così giovani, parole che poco rispecchiano la realtà del libro. Uno stile più semplice ci avrebbe forse regalato emozioni più naturali quali dovrebbero essere quelle di un ragazzo come Marco.
È una scrittura ancora un po’ acerba quella del giovane autore, che riversa nella pagina l’urgenza di voler raccontare tutte quelle che sono le esperienze e le sensazioni che agitano la vita del giovane atleta.
Da lettori avremmo avuto bisogno di un po’ più di respiro e di un po’ più di tempo per seguire il vero percorso di crescita del protagonista e capirne la reale evoluzione, quello stesso tempo che avremmo voluto dare a Marco, se la sua storia non fosse scivolata via così…di corsa.