Sabato 21 gennaio la Puglia scende in piazza
di Gianfranco Pazienza
A nessuno deve sfuggire il dato crescente della mobilitazione pugliese contro le piattaforme petrolifere. Dal 2010, la prima mobilitazione fu proprio a Monopoli e poi a seguire la manifestazione di Lesina il 24 aprile 2010 e a Termoli il 7 maggio 2011 con le ripetute iniziative dei cittadini delle Isole Tremiti, le più esposte. Il susseguirsi di iniziative dei vari comitati e associazioni della Rete ha creato in questi anni una premessa matura per la mobilitazione del prossimo 21 gennaio a Monopoli: “la Puglia scende in Piazza per difendere il proprio modello di sviluppo”. il tema suggestivo e concreto mette insieme le istituzioni e la comunità pugliese.
La Regione Puglia – è bene ricordarlo – rappresentata dal suo Presidente del Consiglio da assessori e consiglieri regionali, proprio a Termoli (in trasferta) dimostrò grande determinazione, scoprendo la debolezza di altre regioni e province tiepide o assenti per timori e opportunismi politici, perché incapaci di dire no alle scelte petrolifere (e ai co-interessi) degli allora rappresentanti di governo nazionale.
La mobilitazione pugliese, al contrario, si rafforza proprio di questo comune sentire tra cittadini e istituzioni: la nostra ricchezza è il mare non di quello che c’è sotto, ma di quel tanto che c’è dentro, e ancor più di quello che c’è sopra. Tutti insieme abbiamo contribuito a produrre anche le osservazioni per impugnare le vie legali e opporre il nostro rifiuto al modello incompatibile basato sul petrolio. Ma non basta.
Oggi tutti abbiamo compreso le dinamiche crescenti che regolano i prezzi dei carburanti; nessuno è così stolto da credere alla possibilità di fare rifornimento ad una piattaforma petrolifera al largo delle isole Tremiti o di Otranto o di Monopoli e di pagare il gasolio 30 centesimi al litro. Senza considerare che questo presente nei giacimento in adriatico è sporco e scarso; l’estrazione del petrolio è una attività sempre più costosa e sempre più rischiosa, come raccontano le recenti cronache degli incidenti in mare. Grazie al mio nuovo recente impegno lavorativo e interesse scientifico per la pesca sostenibile, e a contatto con le associazioni presenti nei Gruppi di Azione Costiera pugliese, registro il dato drammatico di come i prezzi dei carburanti abbiano decimato il numero di pescatori e, invece di frenare, hanno aumentato lo sforzo di pesca necessario per poter rientrare nei costi generali dei carburanti. Oggi ci stiamo interrogando di come attuare la direttiva europea per introdurre le quote di biodisel nella sostituzione graduale dei combustibili fossili, sempre più costosi.
Obiettivo è anche quello di avere costi ambientali ed economici contenuti utilizzando la filiera corta nella produzione di biocarburanti. Oggi la Cina sta investendo nella produzione di olio combustibile di Jatropha, un olio vegetale non alimentare. Stesso progetto avevo avviato io in Madagascar secondo un principio di etica e compatibilità ecologica e sociale. Ricordo questo semplicemente per richiamare attenzione sulla figura e la biografia del nuovo ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Egli è componente autorevole del Kyoto Club incaricato di dare attuazione internazionale al Protocollo. Dal 2007 ha rivestito la carica di Presidente del Club dei Paesi Emergenti e Africani, produttori di Biocarburanti. Conosce bene le problematiche annesse, conosce quanto si sta muovendo in campo internazionale, sapeva del mio progetto in Madagascar.
Ha tutte le possibilità di comprendere il significato e la proposta alternativa pugliese del nostro modello di sviluppo compatibile, non basato sul predominio del petrolio. Non dobbiamo certo ricordare al Ministro la fragilità dei nostri ecosistemi e, contemporaneamente, la loro ricchezza ambientale, economica, la vivacità e la bellezza dei centri storici, i parchi marini, le isole Tremiti, il turismo che qui richiama una crescente attenzione mondiale. Ecco, la prossima manifestazione di Monopoli deve essere preparatoria di un incontro con il Ministro a cui le istituzioni regionali e i movimenti devono potere dialogare su questo e di come rinunciare alle autorizzazioni. Si può, si deve.