Lo scorso 9 luglio si è tenuta l’ennesima udienza
Il 9 luglio scorso, nelle aule del Tribunale di Foggia, dinanzi al Giudice dell’esecuzione Valeria La Battaglia, si è tenuta l’ennesima udienza promossa da circa una cinquantina di famiglie di San Giovanni Rotondo per difendere il loro diritto a continuare ad abitare gli immobili per i quali hanno versato delle somme con le quali avrebbero potuto certamente coronare il sogno di diventare proprietari delle case in cui vivere.
Questi sfortunati cittadini di San Giovanni Rotondo, dopo essere stati definiti dai vari giudici che si sono occupati della vicenda vittime incolpevoli di una vicenda che vede rimpallare le responsabilità tra il Comune di San Giovanni Rotondo e la fallita Società SICEL che ha realizzato gli immobili, lamentano, non solo l’incredibile mancata applicazione della Legge 865/71 che dovrebbe tutelarli, ma anche di vedersi sbeffeggiati dai vari personaggi chiamati in diverso modo ad occuparsi dell’annosa vicenda.
Infatti, dopo essere stati additati pubblicamente da alcuni, ormai anche ex amministratori del Comune di San Giovanni Rotondo, quale causa di gravi danni erariali per il Comune di San Giovanni Rotondo solo perché si erano permessi di invocare l’applicazione della legge, si sono visti accusare ieri, in un’aula di giustizia dal custode giudiziario, del tentativo di voler “spettacolarizzare” una vicenda che da anni ha loro tolto il sonno e la serenità familiare; tutto ciò solo perché in maniera simbolica, e fin troppo civile considerato il loro stato di esasperazione e disperazione, hanno voluto esprimere con la loro silenziosa presenza, documentata da una televisione e da altri siti di informazione locale, solidarietà ad un loro compagno di sventura, probabilmente solo il primo della lista a vedersi privare dell’immobile in forza di una procedura esecutiva che si protrae in aperta violazione di una legge dello Stato Italiano.
Questi cittadini di San Giovanni Rotondo tengono a far sapere che non saranno né le improvvide accuse del custode giudiziario, né le sue indebite considerazioni che lo portano a travalicare le funzioni che è chiamato a svolgere, a farli arretrare di un passo dal loro proposito di vedersi riconosciuti i loro diritti nella puntuale applicazione della legge, per cui, non solo ricorreranno a tutti rimedi, nessuno escluso, apprestati dall’ordinamento giuridico, ma ricorreranno anche a quelle forme di proteste legittime con cui rendere pubblica una storia di straordinaria ingiustizia.
Il Comitato ‘La Fenice’