“Energia e Ambiente: Un aiuto concreto dal Madagascar”
di Gianfranco Pazienza
Il sud del mondo, sempre presente nei discorsi impegnati sulla globalizzazione, lo si raggiunge con tredici ore di volo. Al momento della partenza non so dire se nel tempo dei quindici giorni di soggiorno previsti per questo viaggio potrò godere del mare e di una spiaggia tropicale modello cartolina. Attraversando il cielo infinito che ammanta il deserto libico fino alle sorgenti del Nilo, la “cartolina” è ben diversa e preoccupante per la vastità della desertificazione inarrestabile, che ingoia oasi e assedia le regioni della fascia equatoriale, spingendosi a nord e a sud.
Il viaggio in Madagascar nasce da una idea semplice, in considerazione dell’opportunità di coltivare, a scopi energetici la Jatropha curcas cotrufa (vuela-vuela), conosciuta per la sua semenza altamente tossica per l’uomo, ma molto importante per la produzione di combustibile d’origine vegetale, quindi di energie rinnovabili a bassa emissione di gas-serra, clima alteranti. Ne avevo letto sulle pubblicazioni scientifiche, è una pianta che può competere con le grandi richieste inerenti la produzione di piante oleoginose come colza, girasole, soia, proprio per far fronte ad una domanda quotidianamente in crescita di nuove esigenze energetiche.
Così, sorseggiando una bibita fresca all’inizio dell’estate in compagnia di Padre Joseph e Padre Pier, venuti a San Giovanni Rotondo per qualche mese, ospiti del Convento di Padre Pio, parlammo di tutto ciò che è possibile trovare in internet cercando con un motore di ricerca la voce Madagascar. Loro stessi erano affascinati da quanti articoli e documenti si possono leggere sul web e conoscere, anche con questi strumenti, quell’isola tra il Canale del Mozambico e l’Oceano Indiano, nel “mare dei pirati”.
La loro conoscenza invece avviene tramite gli amici dello Speleoclub, Michele Lo Mele, Marianna e Sasha, che sono tornati in Madagascar per la seconda volta, organizzando una spedizione scientifico-speleologica e umanitaria. Quando ero ancora assessore, con l’interessamento dello stesso sindaco, avevamo sostenuto tale iniziativa procurando un finanziamento alla missione, e presentati i risultati la scorsa primavera proiettando il video nel Chiostro Comunale “F.P. Fiorentino” con una serata dedicata al Madagascar.
Avevo chiesto per quella missione un contributo ad Umberto Morpurgo, Presidente della società con la quale collaboro, la Delta-Petroli Energia e Ambiente SpA con sede a Bisceglie e a Roma, e che da diversi anni gestisce i servizi di raccolta e sterilizzazione dei rifiuti Ospedalieri a Casa Sollievo, cosa che ha permesso la chiusura dell’inceneritore risolvendo, peraltro, parecchi problemi ambientali che l’Ospedale faticava a risolvere. Era il 1993 e cominciavo la mia collaborazione sulle tematiche ambientali con l’allora Assessore provinciale Franco Carella. Oggi, grazie alla sensibilità ambientale e l’impostazione etica dell’impresa Delta, l’impegno sociale nella Chiesa, la passione e la fede del signor Morpurgo, l’idea Madagascar può trovare sostegno concreto. Grazie anche al comune convincimento che lo sviluppo durevole e sostenibile del Pianeta Terra, trova speranze di futuro e linfa proprio nelle ”povere risorse” a disposizione del mondo rurale. L’attuale sistema di sviluppo oggi è in affanno e fortemente sbilanciato poiché il 20% della popolazione del Mondo ricco utilizza, consuma e distrugge l’80% delle risorse globalmente disponibili e non rinnovabili.
Accompagnato dai frati cappuccini ho potuto conoscere quella vita rurale, nei villaggi e nelle bidonville del Madagascar, un’isola grande due volte e mezzo l’Italia, con una densità abitativa di 26 abitanti per chilometro quadrato, già colonia francese che ne ha mortificato la crescita e le condizioni di vita. Attualmente la mortalità infantile è di 167 bambini al giorno per dissenterie e infezioni, bambini che hanno sguardi profondi che ti interrogano sul significato della tua di esistenza. Tutto questo mondo rurale vive dell’opera delle missioni, aiutate dall’azione di evangelizzazione e dalla cooperazione, cattolica soprattutto, essenzialmente dei frati cappuccini.
La Jatropha – non ancora coltivata per le sue qualità di combustibile – può essere facilmente diffusa sui terreni marginali del Madagascar, senza conseguenze sul paesaggio naturale e incantevole dell’isola, anzi, verrebbe evitata la pratica (fady) dannosa del disboscamento selvaggio e del fuoco che distrugge la savana, spogliando il terreno e sottoponendolo a grave erosione. I fiumi sono già ora per questo una massa turbolenta di fango rosso. Si tutelerebbe in questo modo una natura che da duecento milioni di anni, vive una deriva genetica che ne ha conservato specie animali e vegetali uniche al mondo, e che oggi sopravvivono in una manciata di parchi naturali.
La coltivazione di questa pianta non va ad intaccare le altre colture tipiche della regione, che servono all’auto sufficienza alimentare, come il riso per esempio, la cui coltivazione fatta con il solo duro lavoro manuale, disegna un paesaggio agrario di rara bellezza e di sapiente gestione delle acque; mentre tutte le colture industriali in mano alla proprietà francese sono in piena crisi di mercato globale: cacao, caffè, vaniglia, cannella e canna da zucchero. Quanto sarebbe importante invece che queste produzioni uscissero dalle eccedenze industriali del mondo ricco per sostenersi con il “Mercato Equo e Solidale”, direttamente con i contadini del mondo che le producono, dando vita ad una economia non di sussistenza, che potrebbe essere dignitosa e non di fame come oggi avviene.
Con questo modello si raggiungono diversi obiettivi oggi in discussione nell’agenda ambientale del Pianeta. Come il rispetto del protocollo di Kyoto e sperare di salvare la nostra Terra, e soddisfare doppiamente l’obiettivo proposto dalla nuova campagna di rimboschimento (almeno un miliardo di piante da mettere a dimora per il 2007) intitolata ‘’Piantiamo per il Pianeta’’ (rif. PNUE – Programme des Nations Uites puor l’Environnemante). Tale Programma si propone sia di produrre più Ossigeno (O2) che nel bilancio dei gas atmosferici è sempre più scarso aumentando il buco dell’ozono, sia aumentare i processi fotosintetici di assorbimento dell’Anidride carbonica e diminuire le emissioni della stessa (CO2), gas tra i principali responsabili dell’effetto serra.
Tutto ciò emerge alla fine di questa prima missione della missione Delta-Madagascar, Paese visitato a cominciare dalla capitale Antananarivo e poi a nord ovest, soprattutto la Regione di Sofia, dove ho potuto incontrare il Governatore della Regione il signor. Richardin Redeck Rafaralahy, oltre a fare un bagno su una isola incantevole. Il viaggio é stato intrapreso grazie all’interesse dei frati Cappuccini del Madagascar, del Padre provinciale Padre Serge Andrianjava e Padre Joseph Denera di cui sono stato ospite, ed é stata proposta anticipatamente per i suoi contenuti alla Segreteria di Stato del Vaticano, con una lettera inviata al Santo Padre, Papa Benedetto XVI, e al Nunzio Apostolico in Madagascar, S. E. Mgr Augustin Kasujja, incontrato due volte in Antananarivo. Quì ho incontrato pure S.E. Mgr Odon Marie Arsène Razanakolona, Aercivescovo d’Antananarivo per illustrargli i contenuti dell’iniziativa.
La produzione di olio di jatropha del Madagascar, in coerenza con i Piani del Governo e di Sviluppo Regionale, con le cui autorità bisognerà stabilire tutte le relazioni ufficiali necessarie, potrà essere realizzata con la collaborazione della Delta Energia-Ambiente, grazie agli stretti legami con il Vaticano e i frati cappuccini direttamente coinvolti. Questo è fino ad ora l’impegno.
Già prima di partire, comunque, mi sembrava doveroso parlare di questa idea a Monsignor Domenico D’Ambrosio, Presidente dell’Opera di Padre Pio. La figura del Santo in Madagascar viene diffusa dai tanti frati che vengono in Europa e in Italia per la loro formazione, e la versione francese della rivista la “Voce di Padre Pio”. I Cappuccini sono un catalizzatore importante per tanti ragazzi che possono grazie alle scuole delle missioni, studiare e poi seguire la strada della vocazione. Padre Serge e Padre Joseph hanno una preoccupazione in più per il futuro e il sostentamento di questi ragazzi e di questi frati. Per questo gestiscono due piccole aziende agricole; adesso intravedono nella coltivazione della Jatropha una loro completa partecipazione, soprattutto per svolgere il lavoro iniziale di sensibilizzazione, essenziale per la credibilità di cui godono. I villaggi serviti dalle loro missioni potrebbero godere di una risorsa insperata per la loro economia, se si considera che la paga di un lavoratore agricolo non supera i 20 euro mensili. La produzione di olio vegetale combustibile fornirebbe loro una integrazione di reddito importante, senza entrare nel perverso meccanismo delle produzioni alimentari. Questa produzione potrà offrire all’economia rurale e a l’opera missionaria del Madagascar un contributo concreto allo sviluppo, anche verso il mondo sviluppato alle prese con suoi gravi problemi écologici. Con le risorse finanziarie derivanti da questa produzione si possono avviare programmi di elettrificazione rurale, di sanificazione delle acque e di fogna nei villaggi. Un lavoro che favorirà lo sviluppo economico del paese, soprattutto nel mondo rurale ove, a cominciare dai frati missionari e tutti noi troviamo la necessità di un cambiamento delle attuali condizioni di vita insostenibili.
Il “surplus” dell’olio prodotto troverà in Italia e in Europa sempre una pronta richiesta di mercato inesauribile, perché parallela a quella dei prodotti petroliferi, la cui ricerca e disponibilità, è sempre più affannosa in tutti i siti possibili della Terra; mentre per queste energie alternative e rinnovabili, si apre oramai un percorso che non potrà più arrestarsi poiché le condizioni di vita del pianeta dipendono direttamente dalle sue condizioni ambientali. Grazie alla liberalizzazione del mercato dell’energia l’olio combustibile vegetale potrà trovare subito una potenziale utilizzazione negli impianti di co-generazione, per la produzione di energia elettrica e termica, di prossima realizzazione in Italia con accordi già siglati dalla Delta. La società vanta una esperienza già dal 1992 con la produzione, l’importazione e la distribuzione di Biodisel.
Tutto questo ora, da una semplice idea di solidarietà e di collaborazione, nasce a San Giovanni Rotondo, nell’importante Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di rinomanza mondiale, realizzato con l’Opera di Padre Pio, Santo cappuccino. Per questo auspico che l’Opera di Padre Pio sappia aprire le porte alla possibilità concreta di sostenere il processo di produzione di energia pulita con fonti rinnovabili e voglia partecipare alla reciproca solidarietà contribuendo ad aiutare concretamente un paese in via di sviluppo, che a sua volta può aiutarci nella quotidiana sfida della sostenibilità ambientale. Il modello di agricoltura energetica proposto in Madagascar, può essere replicato agevolmente dove il rapporto con le economie povere del mondo rurale è operato dalle missioni; si possono creare condizioni di economia sostenibile nei villaggi, per arrestare la desertificazione, visto che la pianta di jatropha, attecchisce facilmente. Ma anche e soprattutto per arrestare il fenomeno crescendo dello spopolamento e dell’abbandono dei villaggi africani con l’esodo verso il mondo occidentale, dove i “dannati” della terra sono sgraditi. L’Africa che ha dato origine alle forme di vita umane, può ancora offrire una chance a questo pianeta.
Gianfranco Pazienza