L’oziofobia: la paura del tempo libero
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Con la parola “oziofobia” viene indicata la paura di non fare niente e di non avere programmi organizzati e distribuiti durante la giornata o la settimana. L’oziofobia non è identificata come una malattia ma come un disagio che si presenta con un aumento degli stati d’ansia, di inquietudine e frustrazione che spesso scaturisce dai sensi di colpa legati alla sensazione di perdita di tempo che si prova quando non abbiamo niente da fare. L’oziofobia è connessa ad una idea del lavoro e della produttività che diventa stile di vita, ossessione per il lavoro e programmazione che diventa dipendenza. Una possibile radice dell’oziofobia possiamo trovarla nella velocità che l’attuale società ci impone di avere, in cui c’è una corsa continua a fare qualcosa per migliorare la propria condizione, qualsiasi essa sia e a qualsiasi costo, purtroppo.
Il tempo è denaro…ci hanno insegnato fin da piccoli.
Lo psicologo spagnolo contemporaneo Rafael Santandreu viene considerato il padre del concetto di “oziofobia”, lui stesso ne ha inventato la parola. Egli sostiene che le menti oziose sono molto più intelligenti perché attingono energie dai momenti di “vuoto” che riescono a ritagliarsi durante le giornate o le settimane lavorative. Gli psicologi hanno iniziato a notare il fenomeno dell’oziofobia da un aumento significativo di pazienti ossessionati dal loro lavoro, che avevano attacchi di ansia incontrollati e stati di salute mentale alterati. Questi pazienti spesso usavano il lavoro come mezzo per mascherare i problemi della vita quotidiana che volontariamente o involontariamente non volevano considerare, ricorrendo ad un vero e proprio rifugio nella routine lavorativa, ordinata, controllabile e prevedibile. La fobia del tempo libero, della mancanza di controllo e di programmazione del tempo fuori da quello lavorativo produce un senso di vuoto in alcune persone, che lo considerano come una colpa, una perdita di tempo appunto.
Bisogna ricercare il dolce far nulla, il lasciarsi andare all’assenza di impegni, di pensieri collegati al lavoro o ad altri obbiettivi privati, la sospensione per qualche giorno (o qualche ora) di impegni che fanno parte della nostra routine quotidiana, cioè della nostra zona di comfort. Ad esempio una passeggiata naturalistica, oppure una gita turistica nei paesini limitrofi con gli occhi del turista alla scoperta di tradizioni e sapori nuovi. Questo ci permette di “azzerare” il nostro cervello che viene tempestato letteralmente di stimoli nuovi, sensazioni nuove, pensieri nuovi e argomenti nuovi da esplorare che faciliteranno la rigenerazione delle nostre energie, come una ventata di aria fresca che porterà nuove idee migliorando la qualità dei risultati tralasciandone la quantità.