Il gioco come acceleratore degli apprendimenti – parte 1
A cura della dottoressa Valentina Turco
Psicologa clinica e psicomotricista in formazione
Cari lettori,
oggi vorrei parlare con voi di quanto sia determinante il momento del gioco con i bambini e di come il gioco possa rappresentare un importante mezzo intermediario per gli apprendimenti.
Il bambino tende a farsi coinvolgere completamente da un’attività che gli piace, diventando così la stessa attività un mezzo di formazione, perciò attraverso il gioco si sviluppa la sua intelligenza, si favorisce la presa di coscienza delle sensazioni, l’espressione delle emozioni e il consolidamento delle competenze fondamentali dell’età pre-scolare. Inoltre, le attività ludiche ci permettono di avvicinarci e accogliere il mondo interiore del bambino nella sua completezza, unicità e complessità. Ciascun bambino si evolve attraverso un suo ritmo, dunque è importante rispettare i suoi tempi, i suoi interessi, incoraggiandolo a sperimentarsi, scoprire ed esprimere le proprie potenzialità ed emozioni, in un clima di divertimento, collaborazione e accettazione, aiutandolo nel suo naturale percorso evolutivo, oppure in situazioni di difficoltà.
Il gioco in tutte le sue forme ha una valenza educativa e Piaget ha individuato 4 tappe evolutive del gioco:
- Giochi di esercizio (0 – 24 mesi): prevalgono nel primo anno di vita, il bambino, attraverso l’afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l’aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti.
- Giochi simbolici (2 – 7 anni): i bambini aggiungono all’esercizio la dimensione della simbolizzazione e della finzione, cioè la capacità di rappresentare attraverso gesti una realtà non attuale. L’esempio tipico è il gioco del “far finta”, del fare “come se“.
- Giochi di regole (7 – 11 anni): fondamentali per la socializzazione, i giochi di regole dimostrano l’importanza delle relazioni e del codice sociale.
- Giochi di costruzione (dagli 11 anni in su): in questa fase si attua un passaggio alla codifica della regola e alla logica formale e alle operazioni di separazione e classificazione.
Partendo da queste considerazioni bisogna sfruttare al massimo la dimensione ludica per poter concretizzare un apprendimento significativo soprattutto nella fascia d’età che va dai 3 ai 10 anni e nei contesti scolastici dove, purtroppo l’apprendimento è ancora strettamente collegato a esercitazioni scritte e studio sui libri senza tenere conto della vera essenza dei bambini.
Ma come fare per sfruttare l’attività ludica al fine di favorire l’apprendimento?
Il bambino è capace di assimilare quello che il suo ambiente quotidiano gli offre nel momento più propizio per la sua formazione. Per aiutarlo occorre mettergli a disposizione un ambiente preparato e il materiale adatto, il gioco va pensato e organizzato e noi dobbiamo essere pronti a incoraggiare il bambino e riconoscere i suoi progressi. Le attività ludiche non devono mai derivare da un’imposizione, quando un’attività sembra inadatta significa che in quel momento non corrisponde al bisogno di scoprire del bambino. L’atmosfera dove si svolge l’attività ludica deve essere calma e serena, priva di aspettative particolari, ciascun bambino si evolve seguendo un proprio ritmo di crescita e sarà compito della figura di riferimento adulta capire se proporre un’attività oppure metterla da parte per riprenderla in un momento successivo.
Il gioco è il “lavoro” più importante per la costruzione dell’identità e per la crescita cognitiva di una persona. Il bambino giocando esprime se stesso, ci rivela i suoi bisogni, le sue difficoltà, i suoi desideri, la sua volontà, la sua relazione con lo spazio, gli oggetti e le persone e ricordiamoci sempre le parole di Maria Montessori…
Nel prossimo articolo approfondiremo alcune attività ludiche da proporre ai nostri bimbi per aiutarli a sviluppare competenze specifiche correlate allo sviluppo dei prerequisiti fondamentali degli apprendimenti scolastici.