La teoria del flusso
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Nell’articolo precedente abbiamo visto come lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, grazie all’esperimento noto come “Beeper Test”, è riuscito a rendere misurabile scientificamente la felicità a patto che venga considerata come un flusso e cioè come un qualcosa che si presenta in alcuni momenti specifici, soprattutto quando si è assorti nel qualcosa che ci dia piacere e motivazione. Va vista quindi come l’insieme di quei momenti “felici”, come in un collage.
In questo articolo andremo a vedere cos’è la teoria del flusso che questo psicologo ha ideato.
Diciamo subito che Mihaly Csikszentmihalyi ha portato in occidente per la prima volta e in maniera pratica e pragmatica il mondo della filosofia orientale, dove il superamento del dualismo mente-corpo si risolve nell’unità, parte fondante della cultura orientale. La teoria del flusso è la stessa materia della meditazione e dello yoga ad esempio, la concentrazione e la capacità di staccarsi dal mondo circostante per concentrarsi su se stessi.
Partiamo da come viene definito il flusso dallo stesso inventore, cioè Mihaly Csikszentmihalyi:
Considerando che in ogni momento ogni persona riceve una quantità di informazioni infinita che arrivano dall’ambiente circostante e che siamo sempre impegnati a fare qualcosa, sono rari i momenti in cui la nostra concentrazione è pienamente focalizzata su una sola attività. Per fortuna siamo in grado di gestire questa ondata di informazioni in entrata grazie all’attenzione selettiva e alla concentrazione che filtrano le informazioni che riteniamo rilevanti per noi in quel momento. Quindi riduciamo quella grande quantità di informazioni provenienti dal mondo esterno in una quantità molto più piccola, quella che ci interessa.
Per fare questo serve uno sforzo che si traduce nell’attivazione di meccanismi cerebrali che abbiamo sviluppato con l’evoluzione, precisamente i lobi prefrontali (corteccia associativa), che ci aiutano a mettere ordine tra tutte le informazioni presenti intorno a noi contemporaneamente e a prendere decisioni più o meno velocemente e quindi andare avanti quotidianamente.
Per entrare nel flusso dobbiamo liberarci di questi meccanismi automatici e accedere ad un vero e proprio stato di estasi dove il tempo si ferma, la fame e la sete non si sentono, gli altri non esistono e nient’altro conta se non continuare quell’attività che stiamo facendo, siamo nel flusso. Quante volte vi è capitato di sentirvi in questo stato facendo palestra, leggendo un libro, ascoltando musica, facendo giardinaggio…
Di seguito andiamo a vedere quali sono le componenti che Csikszentmihalyi ha individuato e che devono essere presenti in un flusso anche in combinazione tra loro:
- Obiettivi chiari: le aspettative e le modalità di raggiungimento sono chiare;
- Concentrazione sul compito;
- Perdita dell’auto-consapevolezza: la persona è talmente assorta nell’attività da non preoccuparsi di nient’altro;
- Distorsione della percezione del tempo;
- Feedback: l’attività in cui si è assorti deve dare delle risposte e dei risultati subito;
- Bilanciamento tra sfida e capacità: l’attività non è né troppo facile (altrimenti diventa noia) né troppo difficile per il soggetto (altrimenti diventa frustrazione);
- Senso di controllo: la persona percezione di avere tutto sotto controllo e di poter dominare la situazione e risolvere ogni problema senza dubbi;
- Motivazione intrinseca.
Il mio consiglio per aggiungere ogni giorno un pezzo nuovo nel collage della nostra felicità è di trovare un’attività che vi porta ad entrare in un flusso così come descritto qui sopra, e dopo averla trovata, fatela ogni volta che ne avete la possibilità.