Anche i supereroi hanno paura
A cura della dottoressa Pamela Longo
Psicologa e Psicoterapeuta
Cari lettori ben ritrovati!
Dopo questa lunga pausa estiva, rieccoci qui. Vorrei ricominciare da un fenomeno che ultimamente cattura la mia attenzione: la paura di esprimere e riconoscere d’aver paura.
È sempre più evidente, che viviamo nella società delle performance e delle apparenze, intese come necessità di effettuare dell’esperienze per poterle mostrare ad un altro non sempre ben identificato, senza però che vengano vissute appieno perché l’obiettivo non è viverle ma pubblicarle. Ed allora, troviamo bacheche e pagine di account personali colme di colori, sorrisi, attimi di vita, talvolta anche intima, che però non sempre raccontano l’emozione che caratterizza quei fotogrammi che possiamo osservare. Ho l’impressione che ciò che si può raccontare è che tutto procede per il meglio, che si fanno cose, tante, e che si è molto felici della propria vita, lasciando poco o nullo spazio di espressione per la propria “fallibilità”, come se l’ammissione di questa ci rendesse meno perfetti e dunque meno attraenti agli occhi di chi ci osserva. Quasi come se si innescasse una gara di cose ed esperienze fatte in grado di misurare il successo e la soddisfazione circa la propria vita. Certamente è anche così, la possibilità di esperire e condividere momenti positivi, suscita emozioni piacevoli donandoci sensazioni di benessere e felicità. Tuttavia, oltre la felicità siamo davvero liberi di esprimere ciò che proviamo davvero?
Mi sembra che il rovescio di questa medaglia, dove di fianco al “Va tutto a Meraviglia”, pare vi sia l’impossibilità di esprimere il proprio vissuto di incertezza, timore, paura… Infatti, sebbene la paura sia una delle emozioni fondamentali, indispensabile alla sopravvivenza, sembrerebbe esserci una certa incomunicabilità della stessa, dalla negazione all’occultamento, creando un certo distanziamento tra sé e il proprio vissuto come se questo non possa essere concepito e mostrato.
Eppure, da piccoli ci hanno insegnato che anche i supereroi hanno le loro paure, e probabilmente sono “super” proprio perché le hanno e le riconoscono…
Ma perché accade? Perché è così difficile poter dire di avere paura? E perché è difficile poter ascoltare l’Altro che ci comunica la sua paura?
La paura è spesso associata ad un vissuto di fragilità e debolezza, come se riconoscerla e comunicarla, possa significare d’ammettere nello spazio relazionale la propria fallibilità, contrastando con l’ideale di perfezionismo unito a quello di essere sempre performanti in una società dal sorriso facile ma non sempre reale. Pertanto, anche in situazioni in cui avere paura possa essere l’espressione della normale condizione di passaggio da uno status all’altro, piuttosto che significare un momento di evoluzione, nel quale la paura funge da aiutante rispetto alla salvaguardia di sé stessi, soprattutto perché ci permetterebbe di prendere contatto con quello che proviamo più intimamente, accade che la paura stessa di riconoscere tale vissuto e comunicarlo, ci impedisce di osservarlo e viverlo con autenticità. Altrettanto difficile sembrerebbe essere ascoltare la paura di un caro, per cui spesso si tende a minimizzare o addirittura sminuire quello che l’Altro prova, invitandolo a non averne o a non preoccuparsi, perché probabilmente quella paura spaventa chi l’ascolta. Prendere contatto con i propri vissuti, tra cui la paura, richiede una certa consapevolezza di sé e ci consente di conoscere cosa si cela aldilà di ciò che ci spaventa, aiutandoci a gestire con più coscienza i nostri timori, senza negarli ed evitarli. Riconoscere d’aver paura non ci rende più deboli o meno performanti, anzi ci permette di conoscere le nostre fragilità vivendole senza che esse possano prendere il sopravvento sulle nostre vite e sulle nostre azioni. Riconoscere le nostre paure, ci consente di accogliere quelle dell’altro senza demonizzarle, aiutandoci a stabilire delle relazioni autentiche in cui non vi è nascondimento o negazione, ma il piacere della libertà di esprimersi. Riconoscere d’avere paura ci consente di superare le nostre paure e migliorare la nostra esistenza.
Dire d’aver paura non ci rende dei codardi, anzi richiede una profonda consapevolezza di sé, e credo sia un profondo atto di coraggio perché ci consente di superare quegli ostacoli nonostante le nostre paure, rendendoci dei veri “eroi”.
E tu che rapporto hai con la paura?