Insight: l’apprendimento intuitivo
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Nell’articolo precedente abbiamo visto un tipo di apprendimento chiamato “apprendimento imitativo/emulativo” studiato da Albert Bandura negli anni 70 del secolo scorso.
Dal Canada oggi ci sposteremo in Germania, dove negli anni ’30 fu condotto un esperimento molto famoso con gli scimpanzé. Per chi non lo sapesse, gli scimpanzé sono i primati cognitivamente più simili a noi essere umani, o meglio sono la specie animale da cui discendiamo, quindi sono i nostri parenti più vicini secondo la teoria dell’evoluzione ad oggi scientificamente accettata (anche se sono molte le lacune ancora da spiegare ma questo è un altro argomento).
Lo psicologo che condusse questo esperimento a Stoccarda nel 1930 si chiamava Wolfgang Köhler ed è considerato il padre del concetto di “Insight”. Prima di spiegare che cosa sia l’Insight dobbiamo conoscere in quale ambiente culturale è stato indagato e studiato questo concetto che è diventato un vero e proprio punto di riferimento non solo nel campo della psicologia ma letteralmente in tutte le discipline dal marketing, alla fisiologia fino alla psicoterapia. Köhler è uno studioso che appartiene alla scuola della Gestalt che nasce a Berlino agli inizi del 1900 e che basa i suoi studi sulla percezione umana, atto primario di conoscenza del mondo.
Secondo la Gestalt gli elementi singoli che costituiscono un’immagine o una situazione, vengono raggruppati tra loro e poi percepiti come un unico elemento, cioè vengono riordinati in base ad un criterio di guida innato. Quindi da ogni esperienza percettiva si ottiene una immagine totale a cui la mente attribuisce un significato, che nasce dall’integrazione dei singoli elementi che formano la figura o la situazione. In altre parole, i singoli elementi che compongono una figura o una situazione presi singolarmente non hanno alcun significato se non in combinazione con gli altri. Per questo motivo tendiamo sempre a veder facce (o altre forme e disegni) nelle nuvole, nelle pietre, nelle crepe dei muri: perché tendiamo ad integrare i singoli elementi che costituiscono il campo visivo in qualcosa di unitario e sensato, come una faccia. Anche se sono solo nuvole e si muovono casualmente dominate dal vento, ai nostri occhi assumono un significato, diventano forme e disegni a volte anche perfetti.
Quindi, per sintetizzare con le parole stesse della Gestalt: “il tutto è sempre di più della somma delle singole parti”. La capacità di percepire il tutto è una dote innata in ognuno di noi che ci consente di dare un senso a (quasi) ogni cosa percepibile.
Dall’esperimento che stiamo per leggere, capiremo meglio che cosa s’intende per Insight che in italiano si può tradurre con intuizione. Avete presente la classica scena dei cartoni animati dove compare una lampadina accesa quando ad un personaggio viene un’idea o trova una soluzione? Quello è l’Insight: il momento in cui gli elementi presenti nel nostro campo visivo-percettivo all’improvviso assumono senso per noi e possono essere visualizzati nell’insieme dove possiamo dire che vanno a dissolversi diventando parte di un tutto.
Köhler creò una situazione sperimentale diventata famosissima, tale per cui lo scimpanzé vedeva fuori dalla sua gabbia delle gustose banane a una distanza elevata per il suo braccio, quindi non direttamente raggiungibile. Con il braccio poteva però raggiungere un bastoncino posizionato vicino la gabbia poco al di fuori, tuttavia era troppo corto per poter raggiungere la frutta usando quello. Di fianco, ben visibile, era posto un bastone più lungo che però non era raggiungibile direttamente dal braccio ma solo attraverso l’utilizzo del bastone più corto. Dopo un periodo di irrequietezza, l’animale inizia a osservare i dintorni della gabbia per un certo periodo di tempo. Improvvisamente le azioni dello scimpanzé si organizzano in modo consecutivo fino al raggiungimento dell’obiettivo: afferra il bastone più corto con la zampa, recupera il bastone più lungo con l’aiuto del bastone più corto, e finalmente riesce a recuperare il cesto di banane attraverso il bastone lungo.
Attraverso una ristrutturazione del campo percettivo, lo scimpanzé ha risolto una situazione in maniera intelligente, infatti risultò evidente che le sue azioni erano frutto di una strategia non casuale: leggere la situazione nella sua totalità, identificare i singoli elementi ed integrarli in un’azione unica integrata che porta al risultato sperato, le tanto amate banane in questo caso.