Acquisizione della lateralità nell’evoluzione dell’immagine del corpo – Parte 1
A cura della dottoressa Valentina Turco
Psicologa clinica, psicomotricista e terapista ABA
Buon pomeriggio a tutti e ben ritrovati,
oggi insieme riprenderemo un aspetto importantissimo legato all’evoluzione dell’immagine del corpo del bambino: la lateralità – già in parte introdotto in un precedente articolo – per poi soffermarci sull’importanza dell’esperienza dello specchio nella strutturazione dello schema corporeo.
Nell’evoluzione dello schema corporeo importantissimo è lo sviluppo della lateralità, con questo termine ci si riferisce alla conoscenza dei lati del corpo, destro e sinistro, e dell’uso abituale e privilegiato di una parte rispetto all’altra. La lateralità comporta la dominanza di un di un emisfero cerebrale rispetto all’altro e riguarda l’uso prevalente di un occhio, una mano, o un piede. La lateralità si organizza fin dai primi mesi di vita e si conclude intorno ai 6-8 anni. La coscienza da parte del bambino di essere costituito da due parti simmetriche e di preferire una di esse, è parte fondamentale dello schema corporeo. La lateralità è spontanea, innata e si organizza da sola attraverso attività motorie globali.
Per lateralizzazione si intende il processo attraverso cui si sviluppa la lateralità.
ll processo di lateralizzazione comincia con la scoperta dell’arto migliore, detto anche dominante, successivamente si raggiunge il riconoscimento della destra e della sinistra su se stessi. Questo processo dovrebbe svilupparsi fra i 4 e i 6 anni di vita, grazie ad esperienze coordinative che il bambino realizza durante la crescita. Permettere al fanciullo di organizzare da solo le sue attività motorie globali è l’azione educativa fondamentale per porlo nelle migliori condizioni per accedere a una lateralità omogenea e coerente.
Nel percorso di acquisizione della consapevolezza di sé un ruolo fondamentale svolge l’esperienza dello specchio, che può sembrare un passaggio banale ma, invece, sarà fondamentale per la crescita del bambino.
Di fronte allo specchio, il bambino comincia con l’esplorare quel corpo estraneo posto davanti a lui. Verso i 12 mesi, il bambino guarda le sue mani, parti visibili del suo corpo, le confronta con l’immagine speculare di esse, gioca e sperimenta. Intorno ai 16 mesi, i giochi con le mani scompaiono e il bambino sembra colto da stupore, affascinato dall’immagine riflessa nello specchio. Il superamento di questa esperienza avverrà quando il bambino avrà capito quale tipo di spazio è rappresentato nello specchio. Fino ad allora, lo spazio al di là dello specchio veniva percepito come spazio reale. Prima dei 20 mesi, il bambino non comprenderà il tipo di spazio riflesso dallo specchio, solo verso i due anni e mezzo o tre il bambino saprà che il corpo che egli sente è lo stesso visto nello specchio.
L’esperienza dello specchio porta all’appropriazione dell’immagine speculare, che permette la fusione di due realtà globali del corpo: l’una primitiva, fatta di sensazioni viscerali, muscolari e cinestetiche; l’altra che servirà da trama all’organizzazione dello schema corporeo, vera immagine visiva rappresentata con una figura fissa che si stacca su di uno sfondo. Sulla base di questi due dati si realizzerà il vero lavoro percettivo che implica a sua volta uno sforzo di analisi e di sintesi. Le conoscenze topologiche, acquisite dal bambino nel corso delle sue esperienze sullo spazio, potranno applicarsi al suo corpo. L’immagine visiva si strutturerà, grazie ad una migliore discriminazione delle parti e allo stabilirsi dei rapporti di prossimità e di collegamento tra di esse.
Nel prossimo articolo parlerò di attività e giochi da proporre ai bambini per favorire l’importante processo di lateralizzazione e lo sviluppo della lateralità spontanea, tappa fondamentale per un’evoluzione dello schema corporeo cosciente.