Psicologia dello sviluppo: che cos’è, cosa studia e principali approcci teorici
A cura della dottoressa Valentina Turco
Psicologa e tecnico ABA
Oggi, nella rubrica Virtual…Mente approfondiremo la Psicologia dello sviluppo, la disciplina che, nel campo delle scienze psicologiche, studia il comportamento dell’essere umano nel corso delle varie fasi di vita e si occupa di analizzarne i cambiamenti e le relative cause. In particolare studia come si sviluppa la cognizione e come cambia la condotta durante la crescita. Per poterla comprendere, ci soffermeremo sulle principali teorie dello sviluppo.
Ogni teoria dello sviluppo cerca di rispondere a tre quesiti che rappresentano la base da cui parte la psicologia dello sviluppo:
Qual è la natura del cambiamento che caratterizza lo sviluppo?
Quali processi causano questo cambiamento?
Si tratta di un cambiamento graduale o improvviso?
Per quanto riguarda la prima domanda, alcuni considerano il cambiamento di natura quantitativa (graduale accumulo di cambiamenti nel tempo Comportamentismo) secondo cui il bambino è un organismo plasmato dalle esperienze e dall’apprendimento; altri di natura qualitativa (Teorie Organismiche Piaget e Vygotskij) secondo cui il bambino è un attivo costruttore delle proprie capacità. Riguardo ai processi che causano il cambiamento, le varie teorie attribuiscono un ruolo importante a fattori genetici e ambientali. Secondo i comportamentismi il bambino subisce le influenze ambientali che modellano il suo comportamento, secondo Piaget invece, il comportamento è influenzato sia da fattori ambientali che da capacità innate.
Sono tre i principali approcci teorici allo studio dello sviluppo.
L’approccio comportamentistico: secondo cui il bambino viene modellato e plasmato dall’ambiente in quanto tende a ripetere i comportamenti che hanno avuto risultati positivi (rinforzi positivi) e ad eliminare i rinforzi negativi.
L’approccio organismico: considera l’individuo come un organismo attivo, teso a realizzare le proprie potenzialità. Il cambiamento è una caratteristica primaria del suo comportamento guidato da leggi che ne regolano la sequenza e l’organizzazione (principio dell’equilibrazione di Piaget). Ogni nuova scoperta non riflette né una disposizione innata del bambino né l’influenza dell’ambiente esterno, ma vi è un’interazione dell’uno con l’altro. All’interno dell’approccio organismico si collocano alcune delle più importanti teorie cognitive come quella di Piaget e di Vygotskij.
L’approccio psicoanalitico: considera l’individuo come un organismo simbolico, capace di attribuire significati a se stesso ed al mondo. Il cambiamento è visto come l’esito dei conflitti interni, è essenzialmente qualitativo e procede secondo stadi ben precisi e distinti (es. Stadi psicosessuali di Freud). Questo approccio non indaga le cause e gli effetti del comportamento ma tende a ricostruire la storia personale degli individui e cerca i nessi significativi. In questo ambito prende forma la teoria dell’Attaccamento ad opera di Bowlby che costituisce, attualmente, una delle principali teorie esplicative dello sviluppo affettivo del bambino.
Negli ultimi decenni del 900 si sono sviluppate linee di ricerca relative a mettere in luce la natura e il funzionamento del legame di attaccamento tra genitore e bambino. Nello specifico si è cercato di portare alla luce i meccanismi che regolano la stretta connessione tra natura della relazione primaria con i genitori e problemi psicologici e psichiatrici.
A conclusione del nostro spazio ricordiamo che lo sviluppo dell’individuo e le sue alterazioni vanno considerati e valutati in un’ottica interattiva che tiene conto delle predisposizioni naturali e biologiche nonché dei contesti relazionali ed ambientali. Lo sviluppo riguarda l’intero ciclo di vita, è un processo di maturazione biologica e di acquisizione culturale, nucleo fondamentale di questa disciplina.