Come si risolve un problema?
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni – Soft Skills Specialist
Se ci fermiamo un minuto a riflettere su quanti problemi risolviamo nell’arco di una giornata, secondo me restiamo tutti sorpresi dal numero altissimo di problemi risolti. Ovviamente ci sono problemi e problemi. Ci sono i piccoli problemi, come decidere come vestirsi o ricordarsi di mettere la benzina alla macchina; ci sono anche problemi un po’ meno piccoli come ad esempio superare un esame all’università, riuscire ad organizzare una festa o un evento importante; poi ci sono i problemi complessi, come ad esempio trovare un lavoro o superare momenti più difficili come la perdita di qualcuno per te importante. La soft skills di cui parleremo in questo articolo è il Problem Solving, cioè letteralmente “soluzione del problema”. È la capacità di saper leggere un problema e saper mettere in atto azioni e decisioni per risolverlo. Il problem solving è la regina delle Soft Skills, perché proprio come la regina degli scacchi, è dovunque. Possiamo dire che include dentro di sé altre soft skills come il decision making (saper prendere decisioni), il time management (gestione del tempo), il team working (gioco di squadra) e tante altre.
Per scoprire come si risolve un problema dobbiamo prima conoscere che cosa significa la parola “problema”. Il dizionario Treccani la definisce come “Qualsiasi situazione, caso, fatto che, nell’ambito della vita pubblica o privata, presenti difficoltà, ostacoli, dubbi, inconvenienti più o meno gravi da affrontare e da risolvere”.
Per risolvere un problema c’è bisogno quindi di mettere in moto un processo di attivazione che, dopo aver analizzato le cause del problema, ci porti alla scoperta della soluzione del problema. L’attivazione è sia a livello mentale che fisico naturalmente: ci sono problemi che si risolvono solo usando la mente stando seduti su una sedia, come la risoluzione di un rebus o di un compito matematico, e ci sono problemi dove c’è bisogno di attivare i muscoli (oltre che al cervello) come ad esempio raggiungere la vetta di una montagna o correre per scappare da un pericolo. Qualsiasi sia il problema, c’è (quasi) sempre una soluzione e seguire una strategia ben precisa nella ricerca di una possibile soluzione è la strada migliore per farlo. Il problem solving è una competenza che può essere acquisita, allenata e migliorata nel corso della vita, non tutti nascono con l’abilità naturale a risolvere problemi…
Una delle strategie più usata per procedere nella risoluzione dei problemi è quella di scomporlo in 5 fasi:
definizione del problema
generazione di possibili soluzioni anche alternative
valutazione e scelta delle possibili soluzioni proposte
realizzazione delle decisioni prese nella realtà dei fatti
analisi dei risultati ottenuti
Nella prima fase, quella della definizione del problema, è molto importante identificare le reali cause che stanno alla radice del problema. Potrebbe essere d’aiuto scomporre il problema principale in problemi secondari e analizzarli singolarmente. Nella seconda fase in cui si propongono soluzioni anche alternative entrano in gioco alcune tecniche di gruppo che possono aiutare ad identificare le possibili soluzioni come ad esempio il brainstorming, che letteralmente significa “tempesta di cervelli” nel senso di tempesta di idee. Quindi in questa fase ognuno propone le sue soluzioni o idee di soluzioni anche se possono sembrare strane o che stimolano risate e buon umore. Infatti in questa fase dobbiamo liberare la nostra mente e mollare i freni. Dobbiamo pensare “out of the box” cioè “fuori dalla scatola” nel senso di pensiero divergente, laterale e creativo. Nella terza fase, quella della valutazione e selezione delle eventuali soluzioni, avviene il processo di decision making, letteralmente “presa di decisione” nel senso di saper prendere una decisione, che significa anche sapersi comportare con gli altri partecipanti del gruppo che stanno lavorando alla stessa ricerca della soluzione. Nella quarta fase c’è l’implementazione della soluzione decisa nella fase precedente, cioè la messa in campo di azioni specifiche per realizzare nella realtà quello che si è decisa come soluzione del problema. Come ultima fase c’è la revisione dei risultati ottenuti. In questo modo andiamo a riflettere su eventuali errori da correggere o eventuali buone soluzioni da poter usare in futuro.
La migliore metodologia per allenare il problem solving è la formazione esperienziale perché fa presa sulla motivazione dei partecipanti e scatena una serie di reazioni fisiologiche nell’organismo che riproducono lo stesso stato d’animo e attivazione di quando ci si ritrova davanti ad un problema. Fare esperienza in maniera diretta come ad esempio partecipare ad una caccia al tesoro ben organizzata e finalizzata al potenziamento del problem solving, permette di acquisire e rafforzare tutte le competenze trasversali, le cosiddette soft skills che tanto sono richieste oggi e lo saranno sempre più nei contesti privati e lavorativi ad ogni livello. Le attività di Outdoor Training formativo come ad esempio la caccia al tesoro, hanno effetti positivi sull’empatia, la comunicazione efficace, la gestione del tempo, la leadership, la coesione e il lavoro di gruppo.