Non si smette mai di imparare
A cura del dottor
Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Non si smette mai di imparare. Ogni giorno della nostra vita impariamo qualcosa di nuovo, conosciamo nuove storie, esploriamo nuovi argomenti, sperimentiamo nuove emozioni.
L’apprendimento è un qualcosa che è presente lungo tutto il corso della nostra vita, non si ferma mai, è un Apprendimento Continuo/Permanente: Lifelong Learning, appunto.
Tutti i momenti di apprendimento della nostra vita sono utili alla crescita personale e migliorano sia la comprensione che l’interazione con l’ambiente circostante, cioè il contesto in cui viviamo. La parola apprendimento ci porta subito al pensiero l’ambiente scolastico fatto di studio e di verifiche, interrogazioni esami da sostenere e certificati da acquisire, ma ci sono diversi tipi di apprendimento, ognuno con caratteristiche differenti.
C’è l’apprendimento formale, quello non formale e quello informale.
In questo articolo vedremo perché si differenziano tra loro.
Per cominciare vediamo quali sono le caratteristiche dell’apprendimento informale. Può essere definito come un apprendimento spontaneo, involontario, che avviene quotidianamente, non è pianificato e ideato da un educatore, formatore o professore che offre supporto e fa da guida durante tutto il processo di apprendimento. Nasce dal tempo trascorso con gli amici e con la famiglia, dal tempo libero e dalle passioni che coltiviamo nel seguire i nostri interessi. Viene dalla nostra curiosità e, non ultimo, dalla nostra cultura di appartenenza.
L’apprendimento formale (scuola, università, formazione professionale) fornisce una conoscenza di base da utilizzare per la l’integrazione e la partecipazione paritaria di tutti gli individui nella società. Avviene nelle strutture dedicate all’istruzione e alla formazione e che ha come fine ultimo l’acquisizione di una certificazione o di un attestato. L’educazione formale si basa sulla trasmissione “verticale” delle conoscenze che avviene tra studente e insegnante. Ci sono programmi predefiniti, tempi stabiliti e modalità di valutazione che alla fine del percorso di apprendimento certificano le conoscenze acquisite. Questi certificati e diplomi sono spesso indispensabili per entrare nel mondo del lavoro, sono quindi riconosciuti ed è richiesto il loro possesso.
Apprendimento non formale generalmente non è caratterizzato dalla presenza di insegnanti ma di educatori e facilitatori che sviluppano insieme allo studente le conoscenze e competenze in una relazione “orizzontale” spesso mascherata da una metafora, una simulazione, un gioco.
L’educazione non-formale viene spesso descritta con l’espressione “imparare facendo” (learning by doing). Anche qui ci sono obbiettivi ben definiti da raggiungere come nell’educazione formale ma non attraverso programmi didattici già impostati e uguali per tutti. La differenza in questo caso è che nell’educazione non formale si preferisce l’autovalutazione alla valutazione. Pur essendo riconosciuti anche dall’Unione Europea i sistemi di educazione non formale non hanno in Italia lo stesso riconoscimento attribuito al sistema di educazione formale.
L’apprendimento informale e non formale hanno sempre giocato un ruolo importante nell’educazione personale e professionale ma hanno raramente ricevuto lo stesso livello di accettazione dell’apprendimento formale.
Il riconoscimento dell’apprendimento non formale e informale sta ricevendo un’attenzione crescente e sempre più i paesi stanno sottolineando l’importanza di valorizzare l’apprendimento che avviene al di fuori dei sistemi formali. Il sistema di istruzione formale troppo spesso non offre a tutti le opportunità per sviluppare i propri interessi sin da bambini, ed è per questo motivo che è fondamentale avere altre fonti da cui abbeverarsi come sport, associazioni culturali, teatro, musica, artigianato, volontariato, attivismo.
Non tutti sanno che in Italia l’Apprendimento Permanente è stato istituito e disciplinato con l’articolo 4 (commi 51-68) della Legge 92 del 2012, l’Intesa in CU del 20 dicembre 2012 (anche nota come “Riforma Fornero”) e l’Accordo in CU del 10 luglio 2014.
La legge 92 del 2012, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea, definisce l’Apprendimento Permanente come “qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale”.
Come abbiamo visto, i percorsi di educazione/formazione non formale non godono ancora dello stesso grado di riconoscimento di quelli formali nel mondo del lavoro. Per aumentare questa visibilità di competenze nascoste, c’è uno strumento largamente riconosciuto in ambito lavorativo e formativo che sempre più spesso (quasi sempre) viene richiesto al posto del tradizionale e troppo formale curriculum vitae: è l’Europass.