Tempo libero e benessere
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
È scientificamente dimostrato che se una persona qualsiasi si sottopone a svolgere una attività o un lavoro per un tempo troppo prolungato, senza nessuna pausa, piano piano perderà concentrazione e rischierà di ottenere un risultato molto lontano da quello migliore possibile.
Spesso mi viene in mente quel vecchio trucchetto che ti insegnavano a scuola quando, nel momento in cui stavi consegnado il compito, il professore o la professoressa ti consigliava di farti una passeggiata nel corridoio e di rileggere al ritorno il compito un’ultima volta prima di consegnarlo, rileggerlo “a mente fresca” diceva testualmente la mia professoressa di matematica del liceo scientifico. E come per magia, al ritorno dalla passeggiata nel corridoio, nel momento in cui rileggevo il mio compito lasciato lì sul banco qualche minuto prima, mi saltavano agli occhi una serie di errori che prima non ero riuscito a notare nelle varie riletture fatte prima del “giretto”. Non solo errori prima sfuggiti, a volte si materializzavano vere e prororie soluzioni che prima non avevo neanche pensato.
Questo succedeva per ogni materia e per ogni compito. Infatti dopo averlo fatto la prima volta, l’ho praticamente ripetuto sempre e ancora oggi lo utilizzo: ad un certo punto mi devo distrarre per un paio di minuti quando arrivo ad un certo limite che conosco. Devo uscire dal flusso e “cambiare aria”, attingere nuove energie per poi rientrare nel flusso a “mente fresca”.
Bastano 2-4 minuti. Devono essere minuti in cui fai davvero tutt’altro però, minuti in cui pensi a tutt’altro: una passeggiata in giardino per chi lavora da casa, fare un giretto col cane o da solo sotto casa, uno sguardo veloce sui social, leggere gli ingredienti per fare una torta e vedere magari anche il video dedicato, una pausa caffè al volo con colleghi e colleghe.
Bastano dai 2 ai 4 minuti di distrazione.
Quando siamo immersi in un flusso di pensieri per troppo tempo sullo stesso argomento, ad un certo punto serve staccare, occorre fare una breve pausa per distrarsi e ritornare a lavoro.
Ci sono davvero un’infinità di esperimenti scientifici che dimostrano questo funzionamento dell’apprendimento che va dalla percezione all’attenzione, passando dalla capacità di concentrazione.
Lo psicologo Anders Ericsson nel 1993 ha osservato ad esempio, che concentrarsi per più tempo in modo continuo e prolungato non favorisce l’efficienza lavorativa ma la mette a rischio, attraverso un esperimento molto semplice. Studiando dall’interno una band di musicisti, ha osservato che quelli più capaci erano i musicisti che si allenavano per non più di novanta minuti consecutivi e che tra una sessione e l’altra usufruivano di tempo libero per ricaricarsi e ritrovare nuova ispirazione ed energia.
Allargando il discorso alla vita quotidiana, possiamo applicare lo stesso concetto.
Infatti, lavorare 16 ore al giorno senza dedicare il tempo necessario a sé stessi e al tempo libero, alla lunga porterà ad uno svuotamento dei nostri interessi e passioni perché non c’è tempo.
Quindi, il tempo libero di qualità, cioé quello che favorisce le relazioni con gli altri e la condivisione di interessi comuni e non il semplice non far nulla, è un aspetto determinante per l’equilibrio psicofisico tra lo stress che riceviamo dall’esterno ogni giorno da una società sempre piu fluida (lavoro, amici, partner) e le fonti di benessere presenti dentro di noi come gli interessi e le passioni. Queste hanno bisogno di tempo per apportare il proprio beneficio all’equilibrio.
Questo tempo va trovato.
Il tempo da dedicare ad attività del genere è quanto mai necessario per evitare rischi come il burnout che prende piede nel momento in cui salta quell’equilibrio psicofisico che delinea il confine tra la vita privata e quella lavorativa.