L’esperienza del dolore nei bambini
A cura della dottoressa Valentina Turco
Psicologa clinica e psicomotricista in formazione
Il dolore è necessario alla sopravvivenza e rappresenta un’esperienza sensoriale spiacevole associata a un danno, a una lesione, a un malessere fisico, ma talvolta anche relativa a un esperienza psicologica negativa legata a una situazione di perdita o ad una sofferenza affettiva relativa a vissuti dolorosi. Ogni esperienza dolorosa ha una forma espressiva personale e familiare che coinvolge i processi di apprendimento che permettono a ogni individuo di riconoscere le proprie emozioni.
Il dolore infantile, fisico o psicologico, è mediato dal comportamento motorio e paraverbale che si esprime con il pianto o il lamento.
Il corpo è il primo mezzo con cui i bambini si mettono in relazione con le figure affettivamente importanti, quanto più sono piccoli tanto più utilizzano il corpo per esprimere disagio o per ricevere calma, rassicurazione e affetto. In alcuni casi possiamo osservare anche nei bambini somatizzazioni, come ad esempio cefalee, che talvolta emergono come risultato di un’esperienza dolorosa. Il dolore è un sintomo particolarmente temuto dal bambino, un sintomo trasversale, che accompagna molteplici patologie o situazioni e che non presenta limiti d’età, è un’esperienza multidimensionale e soggettiva, in cui lo stimolo trasmesso dalle vie nervose viene continuamente modulato da molteplici fattori e situazioni, fra i quali importanti sono età, situazione clinica, ambiente, ricordi e situazione emotiva.
L’esperienza della sofferenza fisica o psicologica di un figlio è qualcosa cui il genitore non vorrebbe mai assistere poiché, inevitabilmente, riattiva la propria fragilità, cercando di proteggerlo in tutti i modi.
Le tentate soluzioni che più frequentemente un genitore adotta quando vede un figlio soffrire sono: consolare il bambino, minimizzare la sua sofferenza, cercare di proteggerlo dalla sofferenza oppure dare indicazioni pratiche, molto spesso inattuabili per il bambino. Aiutare a superare il dolore è forse per il genitore una delle esperienze più coinvolgenti. Ogni genitore ha una propria reazione di fronte al dolore del figlio, l’importante è che la riconosca per intervenire efficacemente.
Il dolore affrontato e non vissuto come ostile rafforza l’individuo e lo aiuta a costruire scambi interattivi con gli altri individui.
Quando il dolore fisico rappresenta un sintomo di una patologia oppure la risposta ad una situazione è importante rivolgersi ad un medico che attraverso un corretto e sicuro utilizzo dei farmaci analgesici, anche in età pediatrica, permetterà il controllo del sintomo nella quasi totalità delle situazioni. Inoltre sempre più frequenti sono le indicazioni delle tecniche antalgiche: un insieme di tecniche che mettono il bambino a proprio agio, lo aiutano ad eliminare l’ansia e ad attivare i meccanismi nervosi che riducono il dolore. Attraverso ad esempio l’organizzazione di un ambiente gradevole, sereno e tranquillo si riduce l’ansia e limita il dolore percepito. Anche la lettura di un libro, il racconto di una fiaba, la musica, sono strumenti che permettono un miglior controllo della situazione, riducono ansia e dolore.
Quando invece è necessario affrontare un dolore fisico ineliminabile è fondamentale aiutare il bambino introducendo strategie e piani d’azione che lo porteranno a superare l’esperienza dolorosa. Per far reagire il bambino può essere utile ad esempio attivare l’immaginazione “del dolore che non c’è più” attraverso un disegno o una visualizzazione che lo aiuteranno a spostare l’attenzione a una situazione futura piacevole in cui il dolore è passato.
Le esperienze legate al dolore psicologico sono generalmente legate a situazioni di rifiuto, abbandono, incapacità, lutto e trauma. Quando si tratta di un dolore psicologico l’indicazione concreta che un genitore può dare al bambino è quella di dedicare un tempo prestabilito, quotidiano, in cui poter esprimere attraverso parole o disegni, tutto ciò che fa star male, tutti i ricordi che provocano dolore, tutte le cose che fanno soffrire. Il genitore può aiutare a costruire con il figlio una sorta di contenitore prestabilito dove convogliare l’esperienza negativa, creando così un momento privilegiato e condiviso per il dolore con uno spazio e un tempo che lo contengono e lo limitano. È questa una modalità efficace per stemperare il dolore in modo condiviso e gestito. In una seconda fase di superamento del dolore il genitore può provare a promuovere esperienze con il figlio che producono delle sensazioni diverse da quelle sofferenti sperimentate in passato.
Mi piace paragonare il processo di superamento del dolore al modo in cui si cura una ferita, disinfettandola e proteggendola, facendo in modo che la ferita si rimargini rapidamente, evitando che si infetti.
Rimarrà dunque una cicatrice che se ben curata non farà più così male.
È importate trasmettere ai propri figli il messaggio che in molte situazioni della vita, il dolore è un’esperienza che non può essere evitata, pertanto è necessario far capire loro che il dolore può essere sopportato e che questa esperienza, se affrontata, rende più forti.