La libertà di scelta
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Nell’articolo di oggi parleremo del processo decisionale (decision making), una delle soft skills (competenze trasversali) più importanti. Come abbiamo visto nell’altro articolo sul problem solving, la presa di decisione è parte stessa del processo, infatti dopo aver individuato il problema da risolvere e le possibili soluzioni adottabili, arriva il momento di prendere la decisione su quale delle soluzioni mettere in azione. In particolare vedremo attraverso un esperimento sociale come il fatto di avere a disposizione molte soluzioni di scelta non sempre porta a prendere la decisione migliore.
Viviamo in un’epoca dove siamo letteralmente circondati dalle alternative di scelta. Ogni giorno prendiamo decisioni, anzi ogni momento. Ci sono decisioni quotidiane che ormai vengono prese automaticamente in modo routinario e altre decisioni che richiedono una attenta valutazione della scelta da prendere perché siamo interessati a non sbagliare. Che sia la scelta dell’abbonamento tv o della compagnia telefonica per il cellulare, che sia il nuovo vestito da comprare per la cerimonia o una nuova bicicletta, che sia la scuola o l’università per i nostri figli, la cosa certa è che le alternative di scelta che abbiamo a disposizione abbondano. Per tanti anni, secoli, abbiamo lottato e conquistato questa “libertà” di scelta che ci permette di decidere in autonomia cosa acquistare o cosa fare in generale della nostra vita. In questa epoca viene dato quasi per scontato che avere maggiori possibilità di scelta significa avere maggiore qualità di vita. In altre parole, la molteplicità di scelte dovrebbe aumentare il nostro benessere. Siamo sicuri che è proprio così?
Pensiamo all’espressione “ho l’imbarazzo della scelta”, ad esempio. Siamo sicuri che da una sensazione di imbarazzo possa arrivare una scelta giusta?
In effetti, questa espressione sintetizza bene cosa succede nel cervello quando siamo davanti ad una molteplicità di scelte eccessive. Per capire che succede vediamo un esperimento fatto all’università di Stanford in California da due studiosi Iyengar e Lepper nel 2000 che studiarono “il paradosso della scelta”. (Iyengar, Sheena S. and Mark R. Lepper (2000), “When Choice Is Demotivating: Can One Desire Too Much of a Good Thing?” Journal of Personality and Social Psychology, 79 (6), 995– 1006.)
I due studiosi si
posizionarono all’interno di un grande supermercato californiano (di quelli
americani con la A maiuscola per intenderci) con una bancarella che vendeva
marmellate esotiche. Lo fecero per due sabati consecutivi. Il primo sabato
esposero sulla bancarella 24 qualità diverse di marmellata simulando una
condizione di molteplicità di scelte eccessiva. Il sabato successivo ne
esposero solo 6 di qualità diverse. Il primo sabato si fermarono 242 persone di
cui solo 4 alla fine comprarono la marmellata. Il sabato successivo su 260
persone ben 31 alla fine hanno acquistato la marmellata. I risultati mostrano
che la vendita di marmellate cresce quando i consumatori vedono un gruppo di
opzioni più piccolo rispetto a quando ne vedono uno più grande. Questo succede
anche in un altro studio successivo (2004) sempre condotto dagli stessi
studiosi sulla scelta del fondo pensionistico da scegliere e a cui
affidarsi: potendo scegliere tra diversi fondi in cui investire è stato verificato che all’aumentare delle possibilità di scelte proposte diminuiva il tasso di adesione ad un qualsiasi piano di investimento, non ne sceglievano neanche uno in poche parole.
Cioè, le persone sono disposte a rinunciare ad un ritorno economico piuttosto che prendere una decisione difficile dovuta alla molteplicità delle scelte disponibili.
Questo dimostra che avviene lo stesso processo decisionale anche quando si tratta di scegliere qualcosa di molto più importante (fondo pensione) che l’acquisto di una marmellata esotica da una bancarella in un supermercato.
Come facciamo a sapere se la molteplicità di scelte ci può essere utile e quando invece ci influenza nella decisione?
Il mio consiglio è quello di fare una piccola riflessione quando siamo davanti a scelte importanti e siamo sovrastati dalle alternative: riflettiamo sul valore che ha per noi la scelta che dobbiamo fare. Dal valore che attribuiamo a quella scelta dipenderà il tempo che vi dedichiamo e quindi il piacere che avremo (o meno) a procedere nel processo decisionale e districarci tra le tante scelte a disposizione. In una parola, riflettiamo sulla nostra motivazione che è il motore di tutte le cose, insieme al sole.
Per le scelte a cui diamo più valore è meglio avere una molteplicità di alternative tra cui scegliere ma anche il tempo necessario per analizzarle e la voglia di farlo.
Essere consapevoli che una scelta per noi importante e a cui diamo valore ha bisogno di tempo e fatica per essere presa, significa iniziare già col piede giusto in quanto già stiamo calcolando e assegnando le risorse cognitivo-emotive necessarie a prendere la decisione, perché tenete a mente una cosa: decidere bene stanca!