“Partire dall’ascolto e non rimuovere il dolore che ci raccontano”
Perché attacchiamo l’adolescenza
A cura della dottoressa Maria Erika Di Viesti
Psicologa clinica e della salute
Formata in Psicodiagnostica clinica e forense e Neuropsicologia clinica e riabilitativa
Adolescenza… questa sconosciuta!
Abbiamo l’impressione di avere di fronte ragazzi apatici, privi di contenuti, li definiamo “depressi”, “alienati”, “nullafacenti”. Niente di più sbagliato!
Stiamo lì a giudicare cominciando con la frase “ai tempi miei”… …
E ai tempi tuoi in primis non erano i tempi suoi, dunque: oggi!
I ragazzi hanno bisogno di adulti che li aiutino a capire che ce la possono fare!
Cominciare dunque a guardarli con occhi diversi rispetto ai loro comportamenti o alle prestazioni, o a tutto ciò che ruota intorno al verbo “dovere”.
Riempendo questi ragazzi di “doveri” li spingiamo ad allontanarsi da quel verbo molto più importante nel quale dovrebbero esserci dentro il più possibile, e cioè “ESSERE”.
Oggi viviamo un futuro dove i ragazzi sembrano essere senza prospettive, o almeno, questo è quello che la maggior parte tende a fargli credere. E indovinate un po’? Loro ci credono!
“Questo covid ha rovinato i ragazzi”… … quante volte lo sto sentendo.
Questo disagio è stato “esacerbato” dalla pandemia, ma non è nato con la pandemia. È una emergenza che già c’era. Forse ahimè, non interessava molto.
E non interessa ciò che etichettiamo,
ciò che è chiuso in una di quelle convinzioni stereotipate senza diritto di
flessibilità (attenzione al lobo frontale!) secondo le quali “le
cose vanno in un certo modo perché il mondo sta andando a rotoli”, secondo quelle
convinzioni secondo cui i social hanno rovinato tutto, e la scuola non
funziona, e tutti non sanno più cosa sia l’educazione. Che magari può essere
vero. O magari no (beneficio del dubbio chiamasi, il quale porta a non emettere
sentenze giudicanti).
Stiamo creando una generazione che si sente persa, che parla sapendo di non essere ascoltata. Nei social, nei comportamenti antisociali, nella maleducazione loro ci si rifugiano!! Rendono visibile la loro invisibilità!
Analizzatevi cari genitori: ascoltate davvero i vostri figli? Il loro disagio, il loro dolore, i sogni infranti e la paura del futuro, la sentite davvero? O dietro questo ascolto c’è già quella parola pronta del tipo “Quando studiavo io”… … ”Quando facevo gli esami io”… … “Io avevo gli orari”… … “Ai tempi miei ce la facevo da solo”… …
Mio caro genitore non portare te come esempio, quello di fronte a te non sei tu.
Non ergerti da modellino preconfezionato e non pretendere che tuo figlio segua ciò che tu hai fatto, preoccupati di essere ogni giorno un buon esempio di vita e un buon portatore di valori. E preoccupati di ascoltare il disagio di tuo figlio, preoccupati di aiutarlo se cade ed aiutarlo a rialzarsi. Ma a rialzarsi non come “hai fatto tu hai tempi tuoi”, ma a rialzarsi come lui è in grado di fare. E sta tutto qui: nel capire che di fronte a te hai un adulto in miniatura, un potenziale per il futuro e non una piaga sociale con la mente distorta e l’umore sotto i piedi.
La verità è che gli adolescenti di oggi non sono molto diversi da quelli di ieri e dell’altro ieri.
Sono in mezzo al guado che separa l’infanzia dall’età adulta: i loro corpi cambiano e non sanno più chi sono, gli amici diventano fondamentali e i genitori un intralcio, le emozioni scoppiano e scoprono la sessualità. Tutto è in evoluzione. Si prova, si cerca una strada, si sbaglia, si soffre. E noi, cari genitori, siamo qui in veste di aiutanti ufficiali in questa difficile missione chiamata “crescita”.