Il significato di resilienza in psicologia
A cura del dottor Antonio Pio Longo
Psicologo del lavoro e delle organizzazioni
Oggi parleremo di resilienza e dei significati che questa parola assume nei vari contesti, tra cui anche quello psicologico che è l’ambito dove oggi è usata maggiormente, in particolar modo dopo la pandemia. Infatti, è un insieme di competenze trasversali (soft skills) che entra in azione quando c’è da affrontare un problema, un ostacolo, una difficoltà da superare per andare avanti.
Per capire meglio il significato della parola resilienza partiamo dalla sua etimologia che viene dal verbo latino resilire, formato dal prefisso re- e dal verbo salire, risalire, rimbalzare, tornare indietro, zampillare. È usata in altri contesti come ad esempio in biologia dove viene usata per definire la capacità di “auto-riparazione” di alcuni organismi viventi che auto-riparano le loro parti danneggiate. In ingegneria è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, in ecologia indica la capacità di un sistema di ritornare allo stato iniziale dopo aver subito modificazioni o perturbazioni.
In campo psicologico si riferisce alla capacità innata di un individuo di reagire davanti a traumi e a difficoltà, quindi la capacità di fronteggiare gli eventi negativi (perdita del lavoro, divorzio, lutti, malattie, disabilità, delusioni amorose o economiche..) in maniera costruttiva e positiva. È un atteggiamento evolutivo innato di cui tutti siamo in possesso e che può essere allenata come ogni altra competenza. È influenzata dal contesto culturale in cui siamo nati, cresciuti ed educati e dalla nostra esperienza di vita personale.
Il contrario della parola resilienza è fragilità, vulnerabilità. La parola resilienza potrebbe sembrare sinonimo della parola resistenza ma non è così, almeno in campo psicologico. La resistenza è la capacità di un individuo (o di un materiale) di opporsi agli eventi negativi cercando disperatamente fino alla fine di conservare la condizione attuale seppur minacciata da un evento traumatico o negativo. Sappiamo che la resistenza eccessiva porta al punto di rottura. Invece, il resiliente, non arriva alla rottura perché non resiste ostinatamente alle avversità che incontra per strada ma costruisce via via una nuova condizione, cerca di leggere positivamente l’evento negativo, cerca di adattarsi riorganizzando eventualmente alcuni aspetti che prima dell’evento negativo erano prioritari ma dopo potrebbero non esserlo più. Il resiliente vede le opportunità dietro i problemi, ha fiducia in sé stesso e conosce i propri limiti e punti forza, si sente in grado di poter cambiare l’ambiente circostante.
Seppur consapevole che potrebbe non ottenere i risultati sperati, ci prova sempre e comunque. Il resiliente ha la sua “mappa del tesoro”.
In conclusione vorrei contribuire nel mio piccolo alla resilienza collettiva condividendo un’informazione. Grazie ai nuovi Fondi del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) è stato attivato un programma di miglioramento delle politiche attive per il lavoro con l’obiettivo di rinforzare i centri per l’impiego nel tentativo di risvegliare appunto la resilienza sopita offrendo strumenti che finora sono stati trascurati dal sistema delle politiche attive.
È possibile trovare maggiori informazioni sul programma gestito dai Centri per l’Impiego che si chiama “Gol” (Garanzia Occupabilità Lavoratori) sulla pagina dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro.
Per cercare offerte di lavoro c’è la pagina Lavoro per Te dei Centri per l’Impiego della Regione Puglia.
In alternativa basterà recarsi al Centro per l’Impiego del vostro Comune (a San Giovanni Rotondo è in Viale Aldo Moro 37) e chiedere maggiori informazioni su come poter partecipare a Gol e quindi prendere un appuntamento con loro.