L’empatia? È scritta nel nostro cervello!
A cura della dottoressa Maria Erika Di Viesti
Psicologa clinica e della salute
Formata in Psicodiagnostica clinica e forense e Neuropsicologia clinica e riabilitativa
Riflettiamo: cosa facciamo noi umani tutto il giorno in maniera perfettamente inconscia?
Interpretiamo il mondo che ci circonda. E mentre noi ci preoccupiamo di capire il susseguirsi degli appuntamenti di lavoro, e ci agitiamo perché il capo si irrita, e ci viene fame perché il collega sta mangiando sull’altra scrivania, milioni e milioni di piccole cellule nel nostro cervello comunicano tra loro per tradurre in significati e significanti la nostra vita e la nostra relazione soprattutto con chi e cosa ci circonda.
Ed ecco che esiste lei: l’empatia.
L’empatia è uno degli ingredienti fondamentali delle relazioni umane e della comunicazione. Si parla di empatia quando la persona riesce a immedesimarsi nell’altro, riuscendo a cogliere lo stato d’animo dell’altro e sviluppare una risposta emotiva alle emozioni che l’altro sta provando. Pertanto grazie all’empatia si può capire non solo ciò che gli altri dicono, ma anche entrare in una sorta di connessione psico-emotiva con l’altro, permettendo un tipo di comunicazione efficace e significativa. In parole povere nel linguaggio comune possiamo intenderla con “stare nei panni dell’ altro” . Quando vediamo ad esempio qualcuno che cammina trafelato o che cade, possiamo quasi sentire la sua paura come se fosse la nostra. Se ci troviamo di fronte a un volto triste o viceversa vi scorgiamo l’indizio di un sorriso, ecco che una catena di neuroni si attiva nel nostro cervello mettendoci nella condizione di imitare nel nostro corpo e nella nostra mente l’emozione, la sensazione o l’atto in corso, e sentirlo.
Ma quindi, di cosa stiamo parlando? Qual è questa catena di neuroni che si attiva e ci fa sentire quelle belle o fastidiose sensazioni che appartengono al mondo che ci circonda? Sono loro i responsabili: i “neuroni specchio”.
Possiamo asserire che esiste nel nostro cervello un meccanismo che ci permette di concentrarci sull’altro e non su noi. I neuroni specchio permettono di spiegare fisiologicamente la nostra capacità di porci in relazione con gli altri. Quando osserviamo un nostro simile compiere una certa azione si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che entrano in gioco quando siamo noi a compiere quella stessa azione, per questo motivo possiamo comprendere con facilità le azioni degli altri.
Anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che condividono quella proprietà “specchio” già rilevata nel caso delle azioni. Quando questi neuroni specializzati si attivano, di conseguenza si attivano anche altre zone del nostro cervello, come il sistema limbico. Questo ci permette di riconoscere le espressioni facciali (tristezza, gioia, sorriso, rabbia, disgusto, ecc …), accedere ai nostri ricordi e apprendimenti pregressi e unire tutte queste informazioni per interpretare la situazione e attribuirle un significato.
I neuroni specchio hanno anche a che vedere con l’interpretazione che diamo alle azioni. Non solo possono aiutarci a interiorizzare e ripetere un’azione che abbiamo appena visto, ma grazie ad essi possiamo anche capirla e darle un senso, capire perché gli altri agiscono in un determinato modo e se hanno bisogno del nostro aiuto.
L’empatia è dunque alla base dell’intera vita sociale: attraverso l’imitazione e la cognizione degli stati d’animo altrui, essa rende solide le relazioni di accudimento, fa in modo che le relazioni affettive si consolidino creando coppie, famiglie e amicizie e rende possibili le più complesse relazioni che si hanno col mondo storico-sociale.