di Berto Dragano
Mi piace quotidianamente gustare un caffè a metà mattina in compagnia di qualche amico e il cappuccino nel pomeriggio… che accompagna i pensieri della giornata.
Ho i miei locali preferiti, quelli che vendono i giornali, quelli dove puoi spulciare i quotidiani a disposizione, quelli snob, quelli che a prescindere dalla forma del bancone o del colore delle pareti fanno bene il cappuccino, il caffè e i cornetti.
Mentre la politica si avvilisce, il Paese si imbruttisce, i sentimenti collettivi si intorpidiscono e la direzione di marcia è così vaga, è meglio non pensarci e andare al bar.
Appoggiato al bancone mi piace osservare la gente. Chi va di fretta, chi si lamenta della propria vita col barista, chi saluta, chi commenta il programma visto in tv la sera precedente, il tempo, le partite di calcio. Il bar è come una boa di salvataggio in mezzo al mare calmo o mosso delle giornate.
I bar che non sopporto sono quelli che hanno le macchine infernali: le slot machine. Mi fanno tanto impressione che quando vedo un bambino avvicinarsi attratto dalle loro luci colorate, mi verrebbe voglia di denunciare per violenza il genitore che lo asseconda, poi ci penso e rifletto.
Premetto che non amo giocare a carte e tanto meno ai giochi da tavolo rischiando, ogni Natale e Capodanno che si rispetti, di apparire un tipo poco sociale. Ma ultimamente appoggiato al bancone del bar rimango stupito.
Tra un cappuccino e un cornetto sta nascendo un vero business della fortuna sul confine fra l’azzardo e la previdenza.
Si gioca non per divertimento seguendo tecniche o astuzia. Si gioca la speranza di cambiare la propria vita, non studiando tecniche o teorie, ma unico obiettivo è il denaro ottenuto grattando un biglietto o pigiando un pulsante.
Un placebo contro l’insicurezza e le incertezze della vita economica, Win for life è il gioco che più di tutti riflette il paradosso di quest’epoca last minute, che rateizza all’infinito il tempo dell’attesa dilazionando il beneficio.
Così il gioco è diventato non più divertimento, sfogo, una pausa caffè allungata, ma ha preso la forma di un’assicurazione sulla vita.
Rincorrendo la vittoria per la vita nel bar, il popolo continua ad essere bambino… e qualcuno si diverte a tenerlo bambino…